Il 1 dicembre 2017 il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha parlato alla riunione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, svoltosi a Mosca nella Cattedrale di Cristo Salvatore e programmato per il centenario della restaurazione del Patriarcato in Russia.

 Al Concilio dei Vescovi, che è l’organo supremo della Chiesa, partecipano i vescovi del Patriarcato di Mosca in Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Lettonia, Lituania, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Estonia, e in più di 20 altri Paesi, dove ci sono diocesi della Chiesa ortodossa russa.

 Le sessioni plenarie del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa si sono svolte dal 29 novembre al 2 dicembre. Sono state discusse questioni di attualità della vita della Chiesa ortodossa russa e problemi internazionali, in particolare lo scisma della Chiesa in Ucraina e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente.
Durante l’incontro, Vladimir Putin ha presentato in dono al Patriarca Kirill l’icona di San Nicola di Mozhajsk, copia dell’«immagine rimasta indenne» di San Nicola il Taumaturgo della Torre Nikolskaya del Cremlino di Mosca. 

Il Concilio dei Vescovi si è consluso il 4 dicembre in occasione della festa della Presentazione al Tempio della Madre di Dio e del centenario dell’intronizzazione del Patriarca Tichon, con la celebrazione della divina Liturgia.

Discorso del apresidente Vladimir Putin alla riunione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa

Santità! Stimati partecipanti al Concilio dei Vescovi!

Prima di tutto desidero ringraziarvi sinceramente per l’invito a partecipare al Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, programmato per il centenario della restaurazione del Patriarcato – un evento che è diventato decisivo per la vita della Chiesa ortodossa russa, per il nostro popolo, per l’intero Stato.

Più di quattro secoli fa, nel 1589, fu istituito il Patriarcato in Russia, e questo avvenimento significò l’incarnazione del ruolo sempre più importante della Chiesa ortodossa russa nel mondo ortodosso, il riconoscimento della sua autorità, del ministero dei suoi gerarchi.

Le sagge parole dei Patriarchi di Mosca hanno rafforzato la fede del popolo, hanno ispirato le persone a imprese eroiche e a proteggere la Patria, hanno insegnato la verità, la bontà, la misericordia, la giustizia, hanno riunito i rappresentanti di classi diverse, hanno contribuito a resistere alle prove del tempo.

I nomi dei Patriarchi di Mosca e di tutta la Rus’ Ermogene e Filarete, il loro coraggio e la perseveranza nella fede sono diventati un simbolo per la nostra Patria per superare le turbolenze interne e l’invasione straniera nei primi anni del XVII secolo, un simbolo del risveglio spirituale e nazionale dello Stato russo.

Nel periodo altrettanto difficile e drammatico della nostra storia del 1917-1918, si è svolto il Concilio locale della Chiesa ortodossa russa. I gerarchi, il clero e i laici decisero conciliarmente di restaurare il Patriarcato, la forma storica di organizzazione della vita della Chiesa.

San Tichon, quindi, assumendo la missione del ministero patriarcale, ha compiuto, naturalmente, un’impresa spirituale in nome di Dio e della fede del suo popolo. Era consapevole di avere una responsabilità personale enorme in quel periodo così difficile per il Paese, ha capito che non avrebbe ricevuto onori dalle nuove autorità, ma la loro aperta ostilità. Capiva bene cosa significasse questo per lui.

Ma con il neoeletto Patriarca erano i pensieri e le speranze delle persone, di chi da lui si aspettava protezione, sostegno e istruzione, l’ammonimento di coloro che avevano gettato il Paese nella guerra civile.

Il Patriarca Tichon e i ministri della Chiesa ortodossa russa hanno condiviso pienamente il destino della Russia e del suo popolo, sono stati vicini alle persone nei loro problemi e nelle loro prove. Nonostante la repressione e la persecuzione, la distruzione e il saccheggio dei templi, i tentativi di indebolire e screditare la Chiesa, hanno conservato la cosa più importante – la fede, hanno aiutato il nostro popolo, sia qui che all’estero, a preservare la cultura, la storia, i costumi, le tradizioni e il carattere nazionale.

La vita mette tutto al suo posto, separa chiaramente il superficiale e l’artificiale dalla verità. Così i valori autentici e il patriottismo hanno rivelato la loro forza divenendo un sostegno per i nostri soldati – i soldati della Grande Guerra Patriottica, difensori ed eredi della millenaria Russia. In tutte le chiese allora si pregava, chiedendo a Dio di «concedere la Vittoria ai combattenti della nostra Patria».

La Chiesa ortodossa russa e i rappresentanti delle altre organizzazioni religiose hanno raccolto fondi per le esigenze del fronte, la loro parola e la loro partecipazione hanno sostenuto coloro che lavoravano nelle retrovie, che hanno perso i loro cari, che si trovarono a Leningrado assediati o in occupazione. La sconfitta del nazismo, infatti, ha significato la vittoria non solo delle armi, ma anche una vittoria morale e spirituale.

E, naturalmente, vorrei parlare in particolare del ministero della Chiesa ortodossa russa durante il periodo di trasformazioni sociali ed economiche che il nostro Paese stava vivendo alla fine del XX secolo.

Quell’epoca è considerata un tempo di risveglio spirituale, e ha significato un’enorme crescita dell’autorità della Chiesa nella società. Nel momento in cui molte istituzioni statali e pubbliche venivano indebolite e la vita è stata letteralmente rovesciata, è stata la Chiesa a sostenere le persone, a dare la speranza, aiutare a trovare linee guida morali, spirituali e di vita, esortando alla riconciliazione e all’unità.

Il fatto che si sia riusciti a preservare la Russia e a impedire che i conflitti degenerassero in un nuova frattura civile è un grande merito della Chiesa ortodossa russa, così come di altre organizzazioni religiose russe.

Dobbiamo ricordare le lezioni del passato. E affinché la società si possa sviluppare in modo costante e armonioso, è importante ristabilire l’unità della nostra storia, sanare le ferite, ripulire le fratture, l’intolleranza che abbiamo ereditato da epoche passate.

Questo modo di tendere alla pace attraverso il reciproco perdono fraterno ci è stato mostrato anche dal Patriarcato di Mosca e dalla Chiesa ortodossa russa all’estero, quando hanno firmato l’atto di comunione canonica nel 2007.

Santità! Stimati partecipanti al Concilio dei Vescovi!

Oggi, come sempre, la Chiesa ortodossa russa compie con dignità la sua missione alta e responsabile, e di anno in anno espande il suo servizio sociale. Opera fruttuosamente nel campo dell’educazione morale e della carità, si cura dell’esercito russo, fornisce assistenza agli anziani, ai bisognosi e a quanti si confrontano con le difficoltà della vita.

Grande rispetto è dovuto al contributo della Chiesa ortodossa russa al rafforzamento della pace interetnica e interreligiosa, allo sviluppo di un dialogo costruttivo e alla cooperazione con le altre religioni tradizionali della Russia.

Lo Stato, pur rispettando l’autonomia e l’indipendenza della Chiesa, conta sul proseguimento della nostra cooperazione in settori importanti come la sanità e l’istruzione, la conservazione del patrimonio culturale e storico, il sostegno dei valori morali e l’educazione dei giovani, la lotta contro i mali sociali.

La missione della Chiesa ortodossa russa non conosce confini di stato. Il suo territorio canonico si estende oltre la Russia. Voi fate molto per sostenere i compatrioti e le comunità ortodosse all’estero, per rafforzare la fiducia reciproca, lo sviluppo dei legami culturali, spirituali, umani che ci uniscono e ci hanno uniti per secoli.
Apprezziamo molto che Sua Santità il Patriarca Kirill e altri leader spirituali cerchino sinceramente di aiutare a risolvere i problemi chiave dello sviluppo della società e del Paese. Sulla base dell’esperienza plurisecolare dell’ortodossia e della civiltà cristiana, essi esprimono con onestà e schiettezza la loro visione dei processi che si stanno verificando oggi sia nel nostro Paese che nel mondo nel suo complesso.

In effetti, le nuove tecnologie, lo spazio di informazione globale, l’integrazione, l’interdipendenza hanno un enorme impatto sulla società, sulla vita quotidiana delle persone in tutti i Paesi e aprono enormi opportunità, davvero illimitate.

Dinanzi a tutti noi e, ovviamente, dinanzi alla Chiesa e alle personalità religiose c’è un compito molto difficile: assicurarsi che tutto ciò serva solo il bene, il bene di ogni essere umano e di tutta l’umanità.

Cosa accadrà se la civiltà perderà le sue radici spirituali e umane, quali rischi porterà al futuro dell’umanità?

Già oggi vediamo come sono erosi i valori morali tradizionali in molti Paesi, e questo porta alla degradazione, all’alienazione reciproca nella società, alla depersonalizzazione degli individui.

L’indifferenza e il disinteresse, la perdita dei valori portano alla crescita del radicalismo, della xenofobia, dei conflitti religiosi. L’egoismo che distrugge gli esseri umani si trasforma in nazionalismo aggressivo.

Questo vuoto spirituale viene riempito da estremisti e ideologi del terrorismo, nemici del progresso e di ogni civiltà. Voi sapete cosa hanno fatto i terroristi, per esempio in Siria, come hanno perseguitato i loro compagni di fede e i cristiani, distrutto i templi e ucciso.

Spero che la Chiesa ortodossa russa, facendo affidamento sulla sua autorità nel mondo, contribuirà a unire gli sforzi della comunità mondiale per far rivivere la Siria e garantire gli aiuti umanitari ai suoi cittadini, ripristinare i centri culturali e spirituali distrutti.

Il Patriarca ed io ne abbiamo parlato molte volte, conosco la sua posizione e siamo pronti a sostenere tutte le fedi e tutte le comunità cristiane – tutte senza eccezioni. Oggi abbiamo questa opportunità e siamo pronti per questo lavoro comune.

Ripeto: davvero il mondo sta cambiando rapidamente, sta attraversando una fase molto difficile. Il nostro Paese non può essere separato dai processi e dalle tendenze globali. Dovremmo sforzarci di essere leader nella tecnologia, nell’economia, nella conoscenza nel senso più ampio del termine, al fine di garantire il benessere e la sicurezza dei nostri cittadini. Allo stesso tempo, sempre più persone guardano alla Russia come una guida ai valori tradizionali immutabili, alla vita umana comune.

Sono convinto che dobbiamo rispondere adeguatamente alle sfide del futuro, dobbiamo difendere la giustizia, la verità, preservare il nostro carattere distintivo e l’identità, e fare affidamento sulla nostra cultura, storia e sui valori spirituali. Dobbiamo andare avanti, assorbire tutto ciò che è nuovo e avanzato, e allo steso tempo dobbiamo rimanere la Russia di sempre.

In conclusione, vorrei ancora una volta congratularmi con voi per questo giorno memorabile – il 100° anniversario della restaurazione del Patriarcato – e presentare in dono a Sua Santità il Patriarca Kirill una copia dell’immagine di San Nicola, che era sulla torre Nikolskaya del Cremlino.

Questa immagine nel 1812 è scampata all’esplosione di una carica di polvere da sparo collocata dagli interventisti sulle mura della torre Nikolskaya. Porta i segni della sparatoria dell’autunno del 1917, quando Mosca fu teatro di sanguinose battaglie fratricide.

Credo che insieme potremo difendere la pace e l’armonia, comprendendoci e ascoltandoci, lavorando per i nostri obiettivi comuni, a beneficio della società.

Vi auguro, Santità, forza e lunghi benedetti anni di servizio patriarcale. Auguro successo nel ministero a tutti voi che partecipate al Concilio dei Vescovi.

Desidero concludere questo mio breve discorso con la formula di saluto che si è sempre usata e si usa nel nostro Paese: «Con Dio!».