Il 29 aprile 2012, il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, e la delegazione che lo ha accompagnato dal 27 al 29 aprile durante la visita in Bulgaria, ha visitato l’”Università degli Studi del Patrimonio culturale” di Sofia.
L’università è stata aperta nel 1950 come Istituto bibliotecario. Nei suoi 60 anni di esistenza, l’università  ha percorso una lunga strada per migliorare l’istruzione e la scienza, ed oggi occupa una posizione leader nel settore dell’istruzione superiore in Bulgaria.
L’università è dotata di una moderna biblioteca con un catalogo unico elettronico. L’orgoglio della biblioteca è la sala di lettura, dedicata allo scrittore russo Dmitrij Likhachev. L’università collabora attivamente con diverse università in Russia e Europa Occidentale, gestisce una casa editrice che pubblica monografie, libri e articoli.
Tra gli insigniti del dottorato honoris causa dell’Università, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, Sua Santità il Patriarca bulgaro Maksim, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, il ministro bulgaro della Cultura Vezhdi Rashidov.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa è stato accolto dal magnifico rettore dell’università, il professore Stoyan Denchev, dal ministro della Pubblica Istruzione della Bulgaria Sergei Ignatov, dal corpo insegnante e dagli studenti.
Il rettore dell’università ha rivolto una parola di benvenuto all’illustre ospite. Ha poi preso la parola il professor Sevo Yavashiev, che ha parlato dell’attività intellettuale del Patriarca Kirill, riferendosi ai libri scritti e ai numerosi premi ricevuti da Sua Santità.
“I nostri popoli sono uniti dalla fede ortodossa. Le nostre Chiese hanno destini simili: sia in Bulgaria che in Russia per molti decenni la Chiesa è stata isolata, i sacerdoti, i monaci e i fedeli hanno subìto violenze – ha ricordato l’oratore. – Sia in Russia che da noi, nella lotta contro la religione sono state utilizzate molte risorse intellettuali, finanziarie e amministrative. Ma oggi nei nostri paesi è già stato fatto molto per la rinascita della fede ortodossa. Sempre più persone si rendono conto che essa è un pilastro fondamentale nella loro vita. Siamo sicuri che la visita in Bulgaria del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia sarà uno stimolo ulteriore in questa direzione”.
E’ poi iniziata la cerimonia solenne di conferimento del dottorato honoris causa dell’università a Sua Santità il Patriarca. Alla cerimonia hanno partecipato l’ambasciatore della Russia in Bulgaria N. Isakov, l’ambasciatore della Bielorussia in Bulgaria V.G. Kachanov, l’incaricato d’Affari della Repubblica del Kazakistan in Bulgaria T.R. Izbastin.
Nell’esprimere la sua gratitudine, Sua Santità ha detto:
«Magnifico Rettore, cari insegnanti e studenti! Prima di tutto, vorrei ringraziare il Rettore, prof. Stoyan Denchev, il Consiglio Accademico e la facoltà dell’Ateneo per quest’onorificenza. È particolarmente significativo per me ricevere questo riconoscimento da parte di questo istituto di istruzione superiore in Bulgaria, un paese così vicino a noi per storia, cultura e, naturalmente, per la fede ortodossa.
Fra poco meno di un mese in Russia, Bulgaria e in altri paesi slavi, si celebrerà la Giornata della lingua e della cultura slava, dedicata alla memoria dei santi Cirillo e Metodio. Cosa hanno fatto questi santi? Perché i loro nomi sono tanto cari alla coscienza nazionale dei popoli slavi? Che cosa significa per noi la creazione dell’alfabeto e della lingua slava? Che cosa si intende con il termine “linguaggio”, “parola”?
Il linguaggio distingue l’uomo da qualsiasi altra creatura di Dio, dalle “creature mute”. L’eminente linguista russo e studioso di letteratura, soldato e statista del XVIII-XIX secolo, Aleksandr Semenovich Shishkov, ha avanzato l’ipotesi che la parola celovek  (“uomo”) derivi dalla parola slovek, che significa “maestro di lingua”, colui che è in grado di parlare. In effetti, la lingua è uno strumento unico di comunicazione, di trasferimento di esperienze e conoscenze di generazione in generazione,che  eleva l’uomo al di sopra del resto del mondo animale, è essenziale per l’esistenza della società umana, senza la quale lo sviluppo intellettuale e spirituale è impensabile.
Seguendo le parole del nostro Signore Gesù Cristo – “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni…” (Mt 28,19), i Santi Cirillo e Metodio hanno lavorato instancabilmente per far in modo che i nostri antenati, attraverso la loro lingua madre, avessero accesso alla sorgente di vita, al tesoro inesauribile di saggezza della parola di Dio, che è stata e sarà rilevante in ogni momento della storia umana. Insieme con l’istruzione e lo sviluppo culturale degli slavi, si è svolta la diffusione del Vangelo. L’insegnamento di Cristo e dei postulati della sua morale sono stati accettati con amore dai popoli slavi, che hanno conservato la loro fede attraverso tante sofferenze e prove.
A seguito dell’adozione del cristianesimo da parte del principe bulgaro Boris I, che conferì alla fede scelta lo status di religione ufficiale dello Stato, arrivarono nel Paese gli allievi dei Santi Cirillo e Metodio, che cominciarono a tradurre la letteratura liturgica. Fondarono centri  letterari a Preslav e Ohrid. Così, la Bulgaria non è solo diventato il primo Paese slavo ad adottare il cristianesimo, ma anche il primo ad aver avuto i libri teologici e liturgici in lingua slava.
Lo slavo ecclesiastico, che usiamo nella pratica liturgica, ha più di dieci secoli di storia e risale alle opere di apostolato dei primi insegnanti slavi. Fino all’inizio del XVIII secolo, in Russia lo slavo ecclesiastico era un sistema linguistico multi-funzionale: in questa lingua sono stati scritti la maggior parte dei testi della letteratura laica antico-russa, le opere scientifiche e teologiche, così come i documenti ufficiali del governo. È errato pensare che lo slavo ecclesiastico sia una realtà monolitica, pietrificata una volta per sempre nei secoli passati, che non ha nessuna possibilità di sviluppo nella Chiesa moderna. Non è così, dal momento che esso vive ancora oggi, come risulta dal confronto dei testi liturgici, composti in periodi diversi, compresi testi recenti, come l’officio dei nuovi martiri e confessori della Russia, vissuti durante le persecuzioni del XX secolo.
Si prova un sentimento di sopresa  quando ci si rende conto che il linguaggio non unisce solo le membra vive della Chiesa, ma anche quelli che sono già passati nel mondo celeste. I Santi Antonio e Teodosio delle Grotte, Sergio di Radonezh e Serafino di Sarov, San Giovanni di Rila, e molti altri santi slavi ortodossi hanno pregato nella stessa lingua, benché essa sia evoluta lungo il tempo. Così anche noi dobbiamo cercare di salvare questa preziosa tradizione. A mio parere, si dovrebbero compiere maggiori sforzi per preservare e promuovere la lingua slava della Chiesa presso una vasta gamma di persone.
La presenza di un linguaggio e di una scrittura comuni è anche una condizione necessaria per la formazione dello Stato, una componente importante della sovranità nazionale. I popoli che non hanno un linguaggio scritto escono rapidamente dall’arena storica, venedo assimilati dal linguaggio e dalla cultura più forti. In tutta la storia dell’umanità sono “morte” più di 9000 lingue. Sono morte anche le lingue di popoli che non solo non sono stati sottoposti ad alcuna colonizzazione, ma, al contrario, un tempo costituivano grandi potenze. Gli esperti stimano che circa la metà delle 5-6 mila lingue che esistono oggi, smetteranno di essere usate e scompariranno entro la metà di questo secolo. Nell’ “Atlante delle lingue del mondo in pericolo”, pubblicato dall’Unesco, si afferma che 50 lingue europee sono a rischio di estinzione.
Si deve constatare che scompaiono non solo le lingue di piccoli gruppi etnici e dei popoli che non hanno uno stato proprio; c’è anche una forte pressione sulle lingue slave orientali da parte delle cosiddette lingue “universali” e, soprattutto, dell’inglese. Negli ultimi due decenni abbiamo assistito a un’irruzione di forestierismi nella lingua russa, sulla cui utilità ci sarebbe da discutere. Penso che tendenze simili si possano osservare anche nella lingua bulgara, in quanto la penetrazione di anglicismi è di natura globale. Una caratteristica peculiare è il fatto che questa penetrazione avviene per lo più nella sfera domestica, nel linguaggio quotidiano. Da un lato, tale fenomeno può sembrare innocuo: infatti, alcune parole non esistevano nella nostra società e nell’economia, alcuni gruppi sociali hanno favorito questa moda, in qualche lingua straniera i termini sono più corti e quindi più facili da pronunciare. Ma il problema non sta tanto nella contaminazione della lingua con tali barbarismi, ma piuttosto nel fatto che tali cambiamenti della lingua parlata non restano senza conseguenze anche per il mondo interiore dell’uomo. La lingua, la sua struttura e il suono, sono come il codice genetico dell’uomo, come il suono armonico che contiene le informazioni che influenzano lo stato intellettuale e spirituale dell’individuo, e, di conseguenza, il comportamento e la sfera creativa.
Parlando della storia, dell’identità nazionale di un popolo, si utilizza spesso il termine “patrimonio culturale”. Che cosa c’è dietro questo concetto, oltre a tutte le cose ovvie, la letteratura, la musica, l’architettura, le tradizioni e i costumi? Perché è necessario difendere le proprie caratteristiche “nazionali”?  Che cosa significa il “patrimonio culturale” dei nostri antenati? La risposta a queste domande può essere ottenuta guardandole da un punto di vista religioso. È la fede degli antenati trasmessa a noi, la base del “patrimonio culturale”, il centro della vita e la motivazione dei nostri avi. E’ questa fede ad aver santificato e ispirato la creatività, dato una sorprendente carica positiva per moltiplicare i talenti che Dio ha donato all’uomo. Per questo, parlando di patrimonio culturale, intendiamo il suo principio fondamentale, il Signore Gesù Cristo e il Suo Vangelo. Ecco perché, parlando della civiltà slava, la si intende come civiltà cristiana. Questi concetti sono inseparabili, perché tutto ciò che costituisce un tesoro nazionale, le conquiste culturali, è come radicato nella componente spirituale della vita del popolo. Per capire ciò che ha motivato coloro che hanno realizzato il patrimonio culturale, ciò che ha ispirato le opere d’arte, la musica, l’architettura, è necessario risalire alla causa principale.
Noi abbiamo ereditato l’esperienza spirituale e culturale dei nostri antenati. Dipende quindi da noi o disporre di questa eredità saggiamente, moltiplicandola e trasmettendola alle generazioni future, oppure sperperarla come il figliol prodigo, mangiando le “carrube” del brano evangelico (Lc 15,16). Com’è noto, un affamato non può distinguere il sapore.
Nel mondo moderno, con il ritmo incalzante della vita, la compenetrazione di culture e lingue ha facile accesso attraverso la tecnologia dell’informazione e della comunicazione, e si sta formando un ambiente aggressivo nei confronti di ogni identità nazionale. E’ una delle sfide globali del mondo moderno, che porta alla dissoluzione di tutto ciò che è originario di una data cultura nazionale e alla piena assimilazione delle culture particolari in quella globale. L’imporsi di un determinato standard culturale, la comparsa di nozioni semplicistiche del bene e del male, della moralità, e una distorta interpretazione dei diritti umani e delle libertà, gradualmente creano una drastica alienazione per qualsiasi sistema religioso, che rischia di essere “rivisto e corretto” in base ai nuovi valori. Il cristianesimo non rientra in questo emergente sistema di coordinate del mondo moderno, e ciò provoca reazioni sempre più violente da parte dei sostenitori dei valori secolari. Sia in Europa che in Russia alcune forze sociali cercano con insistenza di bandire la religione dalla vita pubblica, limitandola alla vita privata. I cristiani si vedono spesso negato il diritto di motivare le loro azioni, e perfino di giustificare le loro opinioni in base alle proprie convinzioni religiose. Ovviamente, in tali circostanze è molto difficile rimanere se stessi e non restare vittime dell’erosione culturale.
L’esperienza storica della Russia e della Bulgaria ha dimostrato che i tentativi di espellere Dio dalla vita della gente, come è accaduto nell’era sovietica, ha conseguenze negative nella società, e queste ferite non sono ancora guarite dopo molti anni. Vogliamo credere che la Bulgaria ortodossa nell’Ue agirà come portatrice e custode della nostra comune e ricca cultura. È importante essere in grado di rimanere se stessi e non assimilarsi nella mappa culturale dell’Europa. Spero vivamente che il Vangelo della verità, che i popoli slavi hanno ricevuto attraverso l’opera dei santi Cirillo e Metodio, rimarrà il fondamento della nostra cultura nazionale, sul quale  continueranno a costruire anche le generazioni future.
Queste parole hanno una vera e propria dimensione pratica, che si riflette nella creazione e nel rafforzamento dei legami tra le istituzioni accademiche di istruzione superiore in Russia e Bulgaria. Sono convinto che questi legami sono un fattore importante nello sviluppo delle relazioni tra le Chiese. Durante la mia visita fraterna alla Chiesa ortodossa bulgara è stato firmato un accordo di cooperazione tra l’Università di Stato di Sofia San Kliment di Ocrida, discepolo dei Santi Cirillo e Metodio, e l’Università ortodossa russa. Questo apre nuove opportunità per lo scambio di studenti, professori e insegnanti che si specializzano in vari settori della scienza moderna e del sapere teologico, fornisce un quadro di collaborazione per la ricerca. Proprio gli istituti d’istruzione superiore hanno oggi una grande responsabilità per il futuro dei nostri Paesi.
Sono fiducioso che i contatti tra le nostre principali università saranno uno strumento efficace per promuovere tra la gente comune i nostri valori spirituali e morali.
Auguro a tutti voi, cari professori e studenti, di mettere in relazione il più spesso possibile la vostra vita con gli ideali evangelici, di cercare, secondo le parole dell’apostolo Paolo, di essere “perfetti e ricolmi di tutta la volontà di Dio” (Col 4,12), di lavorare per il bene della patria terrena, ed essere eredi saggi dei tesori spirituali e culturali della civiltà slava».