Il 26 gennaio 2014, Sua Beatitudine il Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente Giovanni X e Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill hanno rivolto un appello congiunto ai partecipanti della Conferenza internazionale sulla Siria «Ginevra-2», alla quale prendono parte rappresentanti delle parti in conflitto e della comunità internazionale. Il messaggio è riprodotto qui di seguito integralmente.

Noi, Primati delle Chiese ortodosse sorelle, la Chiesa di Antiochia e la Chiesa Russa, siamo riuniti a Mosca per dare ancora una volta testimonianza dell’amore in Cristo, amore che le nostre Chiese hanno conservato intatto attraverso i secoli e che si rivolge a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione, dalle opinioni politiche.

Oggi le nostre comuni preghiere vanno al popolo sofferente della Siria, che sta attraversando una prova senza precedenti. Questa terra, in cui musulmani e cristiani hanno vissuto insieme per secoli, è bagnata dalle lacrime di coloro che piangono la morte dei loro cari e sopportano i disagi dell’esilio dal suolo natale. La tragedia che ha colpito questa regione fino a poco tempo fa tranquilla, non risparmia né vecchi, né bambini, né musulmani, né cristiani. Nessun cuore può rimanere indifferente dinanzi alla tragedia in Siria.
In questi giorni in Svizzera si sta svolgendo una conferenza internazionale, che ha riunito allo stesso tavolo i rappresentanti delle parti in conflitto e della comunità internazionale. Noi rivolgiamo il nostro accorato appello ai partecipanti alla conferenza affinché facciano qualsiasi cosa per fermare lo spargimento di sangue e riportare la pace nella terra benedetta della Siria.

Sollecitiamo i partecipanti alla Conferenza internazionale sulla Siria «Ginevra-2» a contrastare ogni manifestazione di estremismo, per porre fine all’intolleranza e alla politica degli ultimatum. Solo il dialogo fraterno e libero nella società siriana può aprire la strada ad una soluzione pacifica.

Ribadiamo il nostro appello per l’immediata liberazione dei cristiani rapiti durante il conflitto armato. Da molti mesi sono tenuti prigionieri due vescovi di Aleppo, i metropoliti Paulos e Johanna Ibrahim, e da oltre un mese le monache del monastero di Santa Tecla dell’antica città di Maaloula. Invitiamo tutte le parti a dimostrare umanità e compassione come prova della loro intenzione di seguire la via della pace e della prosperità in Siria.

Le dimensioni della catastrofe costringono noi, Primati delle due Chiese ortodosse, a fare appello a tutte le persone di buona volontà per chiedere di aiutare coloro che soffrono nei campi profughi o sperimentano la miseria dopo aver perso case e mezzi di sostentamento.

È necessario porre fine alla distruzione degli importantissimi siti del patrimonio culturale e religioso, di cui il territorio siriano è così ricco. La loro distruzione è un crimine contro le generazioni future.

Noi crediamo che il Dio di ogni bene rivolgerà la Sua misericordia al popolo della Siria, donerà forza e benedirà coloro che si sforzano di riportare la pace e la prosperità in questa terra antica e santa.