Divina Liturgia a Pechino
Il 12 maggio 2013, prima domenica dopo la Pasqua, in cui ricorre la memoria liturgica di San Tommaso apostolo, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha celebrato la Divina Liturgia nel territorio dell’Ambasciata Russa a Pechino, dove un tempo si trovava la sede della missione ecclesiastica russa in Cina.
Hanno concelebrato con il Primate della Chiesa Ortodossa Russa il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, il capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergij di Solnechnogorsk, il vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne, arciprete Nikolaj Balashov, il rettore della comunità ortodossa a Shanghai, arciprete Aleksij Kiselevič, il rettore della chiesa della Dormizione della Madre di Dio presso l’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Popolare Cinese, sacerdote Sergij Voronin, il responsabile del Servizio di Comunicazione del Dipartimento per le relazioni esterne, sacerdote Ilija Kosyh.
Al servizio hanno partecipato l’ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Popolare Cinese A.I. Denisov, il ministro consigliere dell’Ambasciata Russa a Pechino E.J. Tomihin, il primo segretario dell’Ambasciata Russa A.P. Povalyaev, i membri della missione diplomatica della Russia, diplomatici stranieri. Erano inoltre presenti il presidente del Dipartimento sinodale per l’informazione V.R. Legojda, diversi cittadini russi che vivono in Cina, fedeli ortodossi cinesi e stranieri.
Nel rivolgere la parola Primaziale ai presenti, Sua Santità il Patriarca Kirill ha detto:
«Cari vescovi, padri, fratelli e sorelle! Vostra Eccellenza, signor Ambasciatore!
Saluto cordialmente tutti voi nella prima Domenica dopo Pasqua. Cristo è risorto!
Mi congratulo con voi per la giornata di memoria di San Tommaso Apostolo, lo stesso Tommaso che non credette ai discepoli che affermavano che Cristo Salvatore era risorto e disse di non credere se prima non vedeva il Risorto e non toccava con le mani il Suo corpo. L’apostolo Tommaso aveva sentito che gli altri apostoli avevano visto il Salvatore, che Egli era stato visto dalle donne mirofore, che il primo giorno della settimana erano andate al sepolcro per ungere il corpo di Cristo, e che due Suoi discepoli – Luca e Cleofa, che andavano al villaggio di Emmaus, – avevano incontrato Cristo Risorto (Lc 24, 13-31). Tommaso, naturalmente, sapeva tutte queste cose, ma non ci credeva. Egli non credeva perché la notizia della Risurrezione era radicalmente contraria a tutto ciò che lui sapeva sulle persone, sul mondo, su se stesso. Questa notizia era radicalmente opposta a tutte le sue conoscenze.
I discepoli del Salvatore dopo la Sua Risurrezione erano in preda alla paura, alla delusione più profonda. Per loro, la crocifissione del Salvatore era stata una sciagura: tutto era crollato in un istante. E poiché erano depressi, si nascondevano dagli altri e si riunivano con le porte sbarrate. Così anche Tommaso era altrettanto spaventato e si nascondeva dalla gente. E ha creduto solo quando ha visto il Risorto, quando Lo ha incontrato faccia a faccia.
Quello che è successo nell’anima di Tommaso, oggi, come nel corso della storia, accade a tante persone. Molto spesso leggiamo il Vangelo, gli altri libri che parlano di Cristo, i Suoi miracoli, la Sua vita. Siamo sorpresi dalla profondità e dalla potenza del messaggio morale del Vangelo. Ma per molti tutto cio’ non e’ sufficiente, e pur riconoscendo il valore del cristianesimo, almeno come sistema etico, queste persone restano non credenti. Questo accade perché tali persone non hanno incontrato Cristo, non hanno visto il Suo volto, non sentono la Sua reale presenza.
Ma come si puo’ incontrare Cristo? Questo è possibile quando ad un certo punto della vita si comprende e si sente la presenza di Dio, che quello che succede a noi cade fuori dalla logica della vita e ci dà l’idea di un altro mondo, con cui entriamo in contatto. E questo accade a moltissime persone in tutto il mondo, indipendentemente dalle condizioni esterne.
Le condizioni ambientali possono essere molte sfavorevoli alla fede in Cristo, ma ciononostante le persone incontrano il Signore, acquisiscono una fede forte. La rinascita religiosa nel nostro Paese non è iniziata negli anni ’90. È iniziata nei terribili anni della guerra mondiale, quando tutti si rivolgevano a Dio, sia i generali che i soldati, quando la nostra vittoria sul nemico, che era di gran lunga superiore a noi, apparve a molti come un intervento di Dio nella nostra vita. I templi affollati della Chiesa Ortodossa Russa nel periodo post-bellico sono stati testimoni di questo incontro personale con Dio di tanta gente.
Ad un certo punto della vita il Signore ci tocca – non con tuoni o fulmini, ma con il mormorio di un venticello leggero (1 Re 19, 12). Allora, improvvisamente, troviamo il vero senso della vita e sentiamo il potere della grazia di Dio, che sostiene la nostra debole forza. Allora il nostro cuore comincia a battere di gioia mentre preghiamo. Allora ci accorgiamo che dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue del Salvatore diventiamo diversi.
Questa è la vera esperienza religiosa, quella che ha sperimentato Tommaso, che ha incontrato il Salvatore. Ed egli disse al Risorto parole sorprendenti: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20, 28). Egli ha riconosciuto nel Cristo Risorto il suo Signore e Salvatore. Da questo incontro ha ricevuto un enorme impulso spirituale, una forza che poi lo ha portato ad annunciare Cristo in India e in Cina.
Tommaso è stato il primo predicatore di Cristo risorto su questa terra; la Cine vide colui che aveva visto il Salvatore risorto, e questa storia è ancora tramandata sul suolo cinese.
Più di 300 anni fa, in questo stesso luogo arrivarono alcuni russi, cosacchi di Albazino, che insieme al loro sacerdote erano stati fatti prigionieri, furono trasferiti a Pechino e si stabilirono nel luogo in cui ora ci troviamo. Nessuno impedi’ ai nostri antenati di continuare a pregare e a testimoniare il Signore e Salvatore. Molto presto i cosacchi di Albazino si sposarono con donne cinesi, i loro figli si sposarono con donne e uomini cinesi, e oggi i loro discendenti sono figli del popolo cinese, che mantengono nel cuore la fede ortodossa.
Con un’emozione speciale dò il benvenuto a tutti i discendenti dei cosacchi di Albazino e a tutti i cinesi ortodossi che oggi hanno pregato con noi.
All’inizio del XVIII secolo, in questo luogo, dove vivevano i cosacchi di Albazino, è stata fondata la missione ecclesiastica russa in Cina. E la grande Cina conobbe la Russia attraverso la Chiesa Ortodossa Russa. Né i russi, né i cinesi, hanno dimenticato che il primo contatto tra i due popoli è avvenuto nel luogo dove noi ora siamo riuniti qui per la Liturgia, attraverso il contatto del popolo cinese con i rappresentanti della Chiesa Ortodossa Russa. E durante tutti gli anni successivi, la Chiesa Ortodossa Russa è stata sempre consapevole della particolare responsabilità per le relazioni tra i due Paesi e i due popoli. Forse proprio il fatto che la Russia era rappresentata in Cina dalla missione ecclesiastica russa spiega la presenza pacifica del nostro Paese sul suolo cinese, con grande rispetto per questo popolo e la sua cultura.
La predicazione che la missione ecclesiastica russa ha iniziato qui, ha avuto successo e negli anni ’50 del secolo scorso due cinesi sono stati elevati alla dignità episcopale, molti cinesi sono stati ordinati sacerdoti. Nel 1956, la Chiesa Ortodossa Cinese è stata proclamata dai cinesi Chiesa Ortodossa Autonoma. È stato un giorno speciale nella storia dell’Ortodossia cinese.
La storia successiva è stata difficile, sia per la Russia, che per la Cina. Sappiamo che mentre soffriva la Chiesa in Russia, soffriva anche la Chiesa in Cina.
Ora i tempi sono cambiati. Per grazia di Dio, il Patriarca di Mosca ha avuto l’opportunità di entrare sul suolo cinese, e qui – in questo luogo dove si stabilirono i cosacchi di Albazino, dove ha lavorato la missione ecclesiastica russa, dove ora svolge la sua nobile missione l’Ambasciata Russa – insieme a tutti voi, miei cari, abbiamo celebrato la Divina Liturgia.
Sono venuto fin qui, prima di tutto, per vedere tutti voi e pregare con voi. Ho avuto anche un incontro con la leadership del Paese, abbiamo discusso di questioni relative alle relazioni russo-cinesi e alla vita della Chiesa Ortodossa Cinese.
Con tutto il cuore auguro alla Cina e al popolo cinese pace, benessere e prosperità. Sono fiducioso che la partecipazione della Chiesa Ortodossa Russa alle relazioni russo-cinesi promuovera’ rapporti di cordialità, sincerità e genuina amicizia. Indubbiamente, tali rapporti saranno promossi anche dalla storica, e ora anche reale, esistenza della Chiesa Ortodossa Cinese, che noi consideriamo come un ponte spirituale tra le nostre nazioni».
Sua Santità ha sottolineato che durante la liturgia e la preghiera erano state ricordate le vittime delle inondazioni che hanno colpito la Cina: «Centinaia di migliaia di persone sono state colpite da questo disastro, rimanendo senza casa. Sono stati distrutti strade e ponti, oltre ai campi coltivati. Abbiamo pregato affinché il Signore rivolga la Sua misericordia al popolo della Cina e lo aiuti a guarire da queste ferite».
Il Patriarca Kirill ha anche rivolto parole di gratitudine all’ambasciatore russo in Cina A.I. Denisov, dicendo: «Nel 1993, durante la mia prima visita in Cina, insieme abbiamo esaminato l’ex territorio della missione ecclesiastica russa, dove ora c’è l’Ambasciata Russa, e abbiamo visitato il garage, che era stato costruito nella Chiesa della Dormizione, e già allora avevamo discusso la necessità di restaurare questo santuario nel territorio dell’Ambasciata Russa. Entrambe le parti, sia la Russia che la Cina, hanno compiuto un lungo percorso che ha portato alla consacrazione della chiesa della Dormizione presso l’Ambasciata, e alla mia visita». Sua Santità ha ringraziato per il loro impegno gli attuali funzionari dell’Ambasciata e le persone che vi hanno lavorato precedentemente.
«Invoco la benedizione di Dio sulle opere della nostra Ambasciata, sul lavoro degli specialisti russi, su quelli che vivono e lavorano in Cina, così come sul nostro clero che svolge il suo ministero in questa terra – ha detto il Patriarca Kirill. – Che Dio benedica la Russia e la Cina. Che Dio benedica la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia, e le altre nazioni che costituiscono la Rus’ storica. E che Egli benedica sempre le proficue relazioni tra la Cina e queste nazioni».
Sua Santità il Patriarca ha consegnato al rettore della chiesa della Dormizione dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Popolare Cinese i vasi liturgici per il tempio dell’Ambasciata: «Vi chiedo, padre Sergij, di accettare questo dono e di ricordare sempre, ogni volta che celebrera’ la Divina Liturgia e comunichera’ i fedeli, il nostro servizio di oggi e questa solenne preghiera comune».
A nome della chiesa parrocchiale della Dormizione della Madre Madre di Dio, il sacerdote Sergij Voronin ha offerto al Primate della Chiesa Ortodossa Russa in ricordo della preghiera comune l’icona dei martiri cinesi.
A tutti i partecipanti al culto è stato consegnato un dono commemorativo: piccole icone di Cristo Risorto.
Al termine della Divina Liturgia, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill e l’ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Popolare Cinese A.I. Denisov hanno visitato il territorio dell’Ambasciata, che un tempo ospitava la missione ecclesiastica russa. In particolare, si sono fermati dinanzi alla croce, che fu collocata il 4 maggio 1997 nella parte alta del giardino in memoria di tutti gli ortodossi «defunti e sepolti in questo paese».
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