Il 20 dicembre 2009 una nuova chiesa russa, dedicata a Tutti i santi, è stata consacrata a Pattaya, località turistica tailandese, sulla costa orientale del golfo del Siam a circa 150 km da Bangkok. Il rito è stato celebrato dal presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, che si trovava in Tailandia a capo di una delegazione della Chiesa Ortodossa Russa, in occasione dei festeggiamenti dei dieci anni della presenza dell’Ortodossia in questo Paese.

Il rito della consacrazione della chiesa è stato seguito dalla celebrazione della liturgia nella quale, assieme all’arcivescovo Hilarion, hanno concelebrato il rappresentante della Chiesa russa in Tailandia, archimandrita Oleg Cerepanin, i sacerdoti ortodossi russi che esercitano il loro ministero in Tailandia, Mongolia, Indonesia, e a Hong-Kong, e altri chierici venuti dalla Russia.

Rivolgendosi ai fedeli alla fine del rito, l’arcivescovo ha fatto notare che Dio non ha bisogno di templi costruiti dalle mani dell’uomo, poiché “tutta la terra, tutto il mondo visibile, è già in sé un tempio di Dio. Il cielo, il sole, le stelle, la terra con tutto ciò che contiene loda Dio, come dicono i salmi”. Del tempio hanno però bisogno gli uomini e le donne, che “vengono qui per parlare con Dio nella preghiera, comunicare alla sua grazia nei sacramenti”.

“Dio è sempre ovunque. E anche se un uomo non crede in Lui e nega la sua esistenza, Dio gli è lo stesso vicino; Egli è paziente e misericordioso con ogni uomo, col giusto e col peccatore. Egli ascolta le preghiere di ogni uomo in ogni luogo. Dio sa di che cosa abbiamo bisogno, anche se noi non preghiamo e non gli chiediamo niente. Il tempio però è necessario a noi, a noi serve la preghiera e quel legame essenziale con Dio che si realizza appunto nel suo tempio”, ha aggiunto il presidente del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa russa.

Egli ha sottolineato che il Signore è presente in modo particolare nel tempio, in quanto in esso si celebra la liturgia, nella quale Egli stesso, attraverso le mani dei sacerdoti, dà ai fedeli il suo corpo e il suo sangue. “Attraverso la comunione noi ci uniamo a Dio, entriamo in relazione con lui, assumiamo la sua natura, perché il suo corpo diventa nostro corpo, il suo sangue diventa nostro sangue”.

Secondo l’arcivescovo, la chiesa è il luogo di cura delle malattie dell’anima, per il ricorso ai sacramenti, alle reliquie e alle icone, e coloro che trascurano la chiesa col pretesto di “avere Dio nella propria anima” si ingannano, non rendendosi conto del vuoto che spesso regna nella loro anima. Spesso basta “oltrepassare la soglia della chiesa con devozione e immergersi nell’atmosfera della preghiera per sentirsi trasportati in un mondo diverso, in cui gli angeli lodano Dio incessantemente”. Così anche basta osservare le icone e gli affreschi della chiesa per sentire di far parte della stessa famiglia spirituale dei santi.

L’arcivescovo ha esortato tutti ad amare il tempio di Dio e a frequentarlo per comunicare alla grazia e unirsi a Dio attraverso i sacramenti, poiché “quando la chiesa e le funzioni sacre diventeranno il fulcro della nostra vita, sentiremo che il Signore ci aiuta, ci preserva da ogni male, ci insegna a evitare il peccato e a fare il bene”.