Si è svolta l’11 dicembre 2014 al Cremlino la riunione ordinaria del Consiglio per la cooperazione con le associazioni religiose presso il Presidente della Federazione Russa. La riunione è stata presieduta dal capo dell’Amministrazione del Presidente della Federazione Russa S.B. Ivanov, e vi hanno partecipato i rappresentanti delle religioni tradizionali della Russia.

Da parte della Chiesa ortodossa russa hanno preso parte alla riunione il metropolita Juvenalij di Krutitsy e Kolomna, il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, il presidente del Comitato per l’istruzione, arcivescovo Evgenij di Verey, il presidente del Dipartimento sinodale per i rapporti tra la Chiesa e la società, arciprete Vsevolod Chaplin.

Durante la riunione sono state affrontate questioni relative alla tutela della vita e dei diritti dei credenti nelle zone dei conflitti armati.

Riportiamo di seguito il testo della Dichiarazione.

 

I popoli della Russia hanno vissuto insieme per secoli mantenendo rapporti di buon vicinato e rispetto reciproco, nonostante le differenze culturali, religiose ed etniche. La nostra società si fonda sui valori morali che predicano le religioni tradizionali della Russia.

Oggi, tuttavia, la Russia deve affrontare varie sfide, volte a minare il benessere e l’integrità del nostro Paese. Avendo fallito i propri tentativi di dividere la società russa dall’interno e di intimorire la popolazione con attacchi terroristici, gli estremisti suscitano focolai di destabilizzazione attorno alle nostre frontiere.

Soprattutto negli ultimi anni sono stati fatti vari sforzi volti a dare ai conflitti di natura politica o sociale motivazioni religiose o etniche, e a coprire le lotte per meri interessi economici o geopolitici con slogan, che riportano parole su Dio e la fede, care a milioni di persone. Quanti professano i valori spirituali e morali tradizionali e sostengono la coesistenza pacifica di gruppi diversi diventano le prime vittime di coloro che sono guidati dalla misantropia.

Vediamo che in un numero considerevole di Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa si sparge il sangue dei civili, compresi i musulmani, che si oppongono alle ideologie radicali pseudo-religiose. La situazione delle comunità cristiane e delle minoranze religiose nella regione biblica diventa sempre più critica, assistiamo al loro esodo di massa dalle terre originarie. Centinaia di migliaia di cristiani vivono una catastrofe umanitaria nel territorio del Kurdistan iracheno. Gli estremisti in Siria vogliono annientare la popolazione armena e ne distruggono i luoghi sacri; la città di Kessab è stata devastata, è stato distrutto il complesso memoriale armeno in Siria di Deir ez-Zor. La popolazione della città siriana di Aleppo vive nell’angoscia a causa della guerra. Non vi è ancora nessuna informazione attendibile sulla sorte dei due vescovi della città, rapiti il 22 aprile 2013, i metropoliti Paulos (Yazidzhi) e Gregorios Yohanna Ibrahim. In Libia non ci sono quasi più cristiani e si continua ad uccidere in maniera sistematica i copti. Nella Repubblica del Sudan le forze governative deliberatamente distruggono i siti cristiani: templi, ospedali, scuole. I cristiani sono perseguitati e uccisi in Nigeria e in altri Paesi della regione.

Con dolore seguiamo la guerra civile che ha colpito il popolo fraterno dell’Ucraina. Siamo vicini con tutto il cuore ai civili innocenti che soffrono nel sud-est dell’Ucraina per il rifiuto della politica del nazionalismo radicale. Siamo profondamente preoccupati per la situazione dei credenti nella zona del conflitto armato. In alcune regioni dell’Ucraina vi sono casi di sottrazione illecita di luoghi di culto delle comunità religiose appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, nonostante esse cerchino di mantenere la pace. Sono noti episodi di comportamento ingiusto nei confronti di comunità protestanti ed ebraiche in varie parti del Paese. Riteniamo necessaria una coordinazione degli sforzi di varie organizzazioni religiose per la ricerca di soluzioni al conflitto armato nel Donbass e nella regione di Lugansk.

Guidati dal dovere morale di contribuire alla soluzione pacifica dei conflitti, esortiamo tutte le parti coinvolte nei conflitti armati a:

– garantire la libertà di coscienza e di religione;

– fermare la violenza e le pratiche discriminatorie basate sull’intolleranza attraverso slogan religiosi o nazionalistici;

– rispettare la dignità di ogni persona;

– mostrare misericordia verso le persone con diverse opinioni politiche;

– trattare umanamente i prigionieri di guerra;

– proteggere i civili, soprattutto anziani, donne e bambini;

– facilitare la consegna degli aiuti umanitari a tutti coloro che ne hanno bisogno;

– organizzare corridoi umanitari per la libera uscita dei profughi dalle zone di combattimento.