Intervento del metropolita Hilarion al Sinodo dei vescovi sulla famiglia
Il 16 ottobre 2014 il metropolita Hilarion i Volokolamsk, presidente del Decr, è intervenuto in Vaticano alla III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi della Chiesa Cattolica sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Riportiamo qui di seguito il testo completo dell’intervento.
Santità,
Beatitudini, Eminenze e Eccellenze,
permettetemi prima di tutto di porgervi il saluto del Primate della Chiesa Ortodossa Russa, il Santissimo Patriarca di Mosca e tutta la Rus’ Kirill.
Il tema della famiglia è oggi uno dei più acuti e preoccupanti. La famiglia rappresenta un termometro dello stato morale della società in cui viviamo.
Con grande preoccupazione, negli ultimi anni, assistiamo a un processo di smontaggio dei valori fondamentali radicati nelle tradizioni religiose, smontaggio che viene fatto attraverso la manipolazione dei concetti di libertà e tolleranza. Con sempre maggior aggressività si predicano le idee del relativismo morale, che vengono applicate anche all’istituto della famiglia, sacro per tutta l’umanità.
In un gran numero di paesi d’Europa e d’America, nonostante le numerose proteste, vengono approvate e riconosciute a livello statale le unioni dello stesso sesso. Da qualche parte è già stabilito giuridicamente e attuato praticamente il diritto di partner dello stesso sesso all’adozione, anche attraverso il ricorso alla tecnica della “maternità surrogata”.
Allo stesso tempo la famiglia tradizionale, legata alla comprensione del matrimonio come unione di un uomo e una donna, è sempre meno forte. Anziché cercare di rafforzare questo tipo di famiglia, si propagandano le cosiddette relazioni libere. I concetti di fedeltà, rispetto reciproco e responsabilità dei coniugi vengono sostituiti dalla propaganda dell’edonismo e da inviti a vivere per il proprio io.
I figli non sono più visti come un gradito frutto dell’amore reciproco degli sposi. È diffuso ormai dappertutto il diritto pressoché illimitato all’aborto, che legittima l’annientamento di milioni di vite umane. Acuto è il problema degli orfani di genitori ancora viventi, dei bambini abbandonati, spesso disabili.
Subiscono l’influenza delle idee del relativismo morale anche molti cristiani, che a parole professano l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia, ma nella pratica se ne discostano.
Affermando il principio della santità del matrimonio, basato sulle parole del Salvatore (cfr. Mt. 19, 6, Mc. 10, 9), la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, fedeli alla tradizione, mettono la responsabilità dell’uomo nei confronti del suo prossimo al di sopra dei suoi interessi egoistici. L’educazione del cristiano a questa responsabilità – nei confronti della famiglia, della società e del mondo circostante – è oggi compito prioritario per la Chiesa. La tutela della dignità umana e l’affermazione dell’alto valore dell’amore, che si realizza nella famiglia, è parte integrante del messaggio evangelico che dobbiamo portare nel mondo.
Nel novembre 2013 il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca e il Pontificio Consiglio per la Famiglia, sotto la presidenza dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, hanno tenuto a Roma il convegno “Ortodossi e cattolici insieme in difesa della famiglia”. Nella dichiarazione finale abbiamo sottolineato “la nostra convinzione della responsabilità comune, affinché il matrimonio e la vita familiare siano via di santità per le famiglie cristiane”.
E’ giunto il momento, per noi cristiani, di unire le forze e fare fronte unico per la tutela della famiglia di fronte alle sfide del mondo laico, in nome del futuro della civiltà. E’ questo un campo in cui la nostra alleanza potrebbe rivelarsi estremamente utile.
Dobbiamo insieme difendere le nostre posizioni, sia nel dialogo con i poteri legislativo ed esecutivo dei singoli paesi, che anche presso le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa. Alcune esperienze di tale cooperazione ci sono già state, basti in merito ricordare il famoso caso del processo “Lautsi v. Italia”.
Occorre non limitarsi agli appelli, ma usare tutti i mezzi per ottenere la tutela giuridica della famiglia. Bisogna restituire alla società la comprensione che la libertà è inconcepibile senza la responsabilità per le proprie azioni.
La Chiesa Ortodossa ha sempre predicato l’ideale dell’unicità del vincolo matrimoniale, contratto un’unica volta per sempre. Allo stesso tempo, tenendo conto della debolezza della natura umana, in casi eccezionali, la Chiesa Ortodossa permette di contrarre un nuovo matrimonio, quando sia evidente il crollo irrimediabile del primo matrimonio. In questo la nostra Chiesa si ispira al principio pastorale dell’”economia”, essendo mossa dall’amore per il peccatore e non volendo privarlo dei mezzi per la salvezza. Nel mondo di oggi, dove il rispetto rigoroso delle regole ecclesiastiche sta diventando sempre più raro, la pratica dell’”economia”, che nella Chiesa Ortodossa esiste da tanti secoli, può costituire una preziosa esperienza nel trattare i problemi pastorali della famiglia.
L’Ortodossia ha accumulato un grande patrimonio di esperienza nella cura pastorale della famiglia. La Chiesa Ortodossa ha sempre mantenuto l’istituto del clero uxorato. Le famiglie dei sacerdoti, di regola, sono numerose, e i bambini in esse sono allevati nello spirito della pietà cristiana e della fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. Il sacerdote, che ha un’esperienza personale della vita familiare e dell’educazione dei figli, è in grado di comprendere meglio i problemi delle relazioni familiari e assicurare ai suoi figli spirituali un’adeguata cura pastorale. Penso che sarebbe utile prestare attenzione a quest’esperienza, che è anche delle Chiese cattoliche di rito orientale.
Parlando delle Chiese di rito orientale, vorrei brevemente discostarmi dal tema del forum per affrontare una questione che è ormai diventata una pietra d’inciampo nelle relazioni tra le Chiese Ortodossa e Cattolica. Si tratta del problema dell’uniatismo, che si è fortemente aggravato in seguito ai recenti eventi in Ucraina. Purtroppo il conflitto in corso nel paese, che ha già fatto migliaia di vittime, fin dall’inizio ha acquisito una dimensione religiosa.
Nell’origine e nello sviluppo di tale conflitto un ruolo chiave è stato svolto dalla Chiesa greco-cattolica ucraina. Fin dai primi giorni del conflitto, i greco-cattolici si sono chiaramente schierati con una delle parti in lotta. Contrariamente al rispetto delle norme canoniche, in genere osservato nelle relazioni tra le Chiese Cattolica e Ortodossa, i greco-cattolici hanno cominciato a cooperare attivamente con gruppi scismatici.
La Commissione mista per il dialogo ortodosso-cattolico nel 1993 a Balamand ha riconosciuto che l’uniatismo non rappresenta un cammino verso l’unità. Noi siamo grati ai nostri fratelli cattolici per questo franco riconoscimento della erroneità dell’uniatismo. E oggi noi costatiamo ancora una volta che l’uniatismo non riavvicina ortodossi e cattolici, ma al contrario li separa maggiormente.
A nome della Chiesa Ortodossa Russa e dei suoi numerosi milioni di fedeli vorrei ora rivolgermi ai rappresentanti della Chiesa greco-cattolica presenti in questa sala per chiedere loro di astenersi dalle dichiarazioni pubbliche su temi politici e da ogni tipo di sostegno visibile agli scismatici, come anche dagli appelli alla creazione di una “chiesa nazionale unificata ucraina”. Dietro questo appello si nasconde una verità molto semplice: si vuole strappare i fedeli ortodossi ucraini dalla Chiesa Madre del Patriarcato di Mosca, con la quale essi sono legati da secolari legami di sangue.
La missione principale della Chiesa è quella di servire la causa della salvezza della gente. Il mandato affidatoci da Dio non comporta interferenze nella politica. In un mondo in cui abbondano le divisioni, in cui oggi sono minacciati i fondamenti dell’esistenza stessa della civiltà umana, come l’istituto della famiglia, i cristiani sono chiamati ad essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5, 13-14), portando tutti all’amore reciproco e all’unità in Cristo.
Insieme possiamo fare molto, anche per la difesa dei cristiani che oggi sono vittime di persecuzioni. In Iraq e Siria, così come in molti altri paesi del Medio Oriente e dell’Africa, i cristiani sono vittime di un genocidio. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare lo sterminio dei cristiani, per fermare il loro esodo di massa dai luoghi in cui hanno vissuto per secoli, per attirare l’attenzione della comunità internazionale sulla loro situazione.
Auguro a tutti voi, cari fratelli, la benedizione di Dio e successo nei vostri lavori!
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