Il 2 dicembre scorso, nel corso dei combattimenti nell’antica città siriana di Maalula, che si trova a nord di Damasco ed è abitata principalmente da cristiani, uomini armati dell’opposizione hanno occupato il convento ortodosso di Santa Tecla, che ospita decine di ragazze orfane.

Secondo quanto si è appreso, alcune monache e alunne del monastero, con a capo la madre badessa, igumena Pelagia (Sayyaf), sono state prese in ostaggio dagli estremisti, che le hanno portate in un luogo sconosciuto. Le informazioni ricevute riferiscono che alcune monache durante l’attacco hanno riportato lesioni di varia gravità e il monastero stesso ha subito danni significativi. Nei giorni successivi alcune monache sono state ritrovate, una è uscita dal luogo dove si era nascosta dopo la fuga dei terroristi, altre si trovano negli ospedali. Secondo le ultime notizie, non è conosciuto il luogo dove sono state portate la badessa e cinque monache. Le ricerche sono attualmente in corso.

Sua Beatitudine il Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente Giovanni X ha definito l’accaduto «un palese atto di aggressione contro la dignità umana, contro la voce della pace e della preghiera». Sua Beatitudine ha rivolto un appello ai rapitori affinché rilascino immediatamente tutte le suore e si garantisca l’inviolabilità della santa dimora. Il Primate della Chiesa di Antiochia ha rivolto anche un appello alla comunità mondiale chiedendo la liberazione degli ostaggi.

Il Patriarcato di Mosca si unisce all’azione di Sua Beatitudine il Patriarca di Antiochia, esprime la sua piena solidarietà alla Santa Chiesa di Antiochia e il più profondo cordoglio per tutte le vittime, e condanna con fermezza l’azione cinica degli estremisti, meritevole di dura condanna. È tempo che le persone di buona volontà condannino all’unanimità il terrorismo, di qualsiasi slogan esso si copra.

La Chiesa ortodossa russa prega con fervore per le monache rapite del monastero di Santa Tecla, nonché per i metropoliti Paulos Yazigi e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, anch’essi rapiti, e per tutti gli altri cristiani prigionieri, sacerdoti e laici, nonché per tutto il popolo siriano sofferente.