Il 4 settembre 2012, in previsione della sua visita in Giappone, il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill ha risposto alle domande dei più importanti media giapponesi nella sua residenza del monastero di San Daniele a Mosca.

 

– NHK Broadcasting Company: Quest’anno ricorrono i cento anni dalla morte di san Nicola del Giappone. Quali sono gli scopi della sua visita in Giappone? Cosa pensa della vita di questo santo, ci sono dei tratti della sua vita importanti per la modernità? Tra la Russia e il Giappone a tutt’oggi non esiste un accordo di pace. D’altra parte, il Presidente Putin nutre grandi speranze nello sviluppo dei rapporti tra i nostri Paesi. Santità, quali sono secondo Lei le prospettive dei rapporti russo-giapponesi?

– Inizio dalla fine e le dico subito che sono convinto che esistono ottime prospettive per le nostre relazioni bilaterali. Siamo vicini di casa, viviamo gomito a gomito, siamo legati da molte cose, e uno di questi legami è la Chiesa ortodossa. 150 anni fa, San Nicola è venuto a Hokkaido e ha iniziato la sua grande missione, che ha portato alla creazione della Chiesa ortodossa giapponese.

Vorrei sottolineare che in quell’epoca i rapporti tra il Giappone e la Russia erano molto tesi. Il periodo della missione in Giappone dell’arcivescovo Nicola coincide con gli anni duri della guerra russo-giapponese. Peggio non poteva essere: i due paesi erano in guerra, e non una guerra combattuta sulla carta, si sparava gli uni contro gli altri. L’arcivescovo Nicola, che viveva in Giappone, era entrato a far parte della vita del popolo giapponese. Nessuno vedeva in lui un rappresentante di una potenza nemica. Egli è stato un vero e proprio ambasciatore, non solo ambasciatore di pace, ma un autentico ambasciatore, che ha mostrato rispetto e amore per il popolo del Giappone, nonostante il pesante, e anche molto pericoloso contesto politico.

Ciò ci fa vedere che i legami religiosi tra le nazioni costituiscono un grande potenziale. Gli uomini politici agiscono mossi dal pragmatismo politico. Gli economisti, gli uomini d’affari sono guidati dal profitto, dagli interessi economici. Ma i legami spirituali e culturali arrivano ai cuori degli uomini. Questi legami avvengono a livello del cuore umano, perciò una vera riconciliazione tra i popoli può essere raggiunta proprio con la partecipazione attiva della religione.

Attribuisco grande importanza alla mia imminente visita in Giappone. In primo luogo, perché mi darà l’opportunità di pregare insieme con gli ortodossi giapponesi e ricordare un uomo straordinario, un santo che ha dedicato la sua vita al Giappone, che si è identificato con il popolo giapponese e ha portato ad esso la fede ortodossa.

Inoltre, la visita mi darà la possibilità di visitare i luoghi che per noi russi sono legati alla vita del santo arcivescovo Nicola. Il mio viaggio parte da Hakodate: arriverò a Hokkaido e ripercorrerò il cammino di san Nicola.

Ho in programma di andare a Sendai per visitare la regione che è stata oggetto del recente cataclisma. Come sapete, sono state distrutte diverse chiese ortodosse. Sendai è il centro della diocesi orientale della Chiesa Ortodossa Giapponese, e vorrei ancora una volta esprimere il mio sostegno al popolo giapponese, pregare con la gente, ricordare le vittime, sostenere coloro che hanno perso i propri cari.

Penso di incontrare le autorità di Hokkaido e Sendai, e spero anche in un incontro con Sua Maestà l’Imperatore del Giappone. Nel 2000, il mio predecessore ha incontrato l’imperatore del Giappone, e questo incontro ha avuto reazioni molto positive in tutto il mondo, in particolare in Russia. Mi piacerebbe incontrare questo grande uomo, che contribuisce in modo determinante alla creazione di relazioni amichevoli tra le nazioni.

– In Russia, come in Giappone, secondo la Costituzione la Chiesa è separata dallo Stato. Allo stesso tempo, è evidente che la Chiesa ortodossa russa ha una grande influenza sulla politica del Presidente Vladimir Putin. La Chiesa Ortodossa al tempo dell’Impero russo era la religione di stato. Poi, durante il periodo sovietico, ha vissuto la persecuzione da parte dello Stato ateo. Avendo alle spalle una storia così complessa, come oggi la Chiesa ortodossa russa definisce il suo rapporto con lo Stato? In che cosa consiste la responsabilità politica e sociale della Chiesa, in quanto la più grande comunità religiosa in Russia?

 

– La storia della Chiesa ortodossa russa è molto drammatica. Prima della rivoluzione, all’epoca imperiale, la Chiesa è stata inclusa – contro la propria volontà e con la forza – nell’apparato statale ed è diventata parte di esso. Capo della Chiesa era l’imperatore, e tutte le decisioni prese in nome della Chiesa, in realtà erano prese dalle autorità dello Stato. Questa condizione di una Chiesa statale, con un’attiva ingerenza dello Stato nel governo della Chiesa, ha causato un grandissimo danno. In un certo senso, la rivoluzione stessa può essere attribuita anche al fatto che la Chiesa non aveva la possibilità di rivolgersi liberamente al popolo, non poteva dire la verità sulla situazione politica ed economica, non poteva riconciliare le varie parti, o sostenere il popolo, poiché ciò era proibito. A nome della Chiesa parlava lo zar.

Dopo la rivoluzione, la Chiesa fu quasi distrutta. Decine di migliaia di sacerdoti, vescovi, monaci e monache, centinaia di migliaia di fedeli sono stati perseguitati, la maggior parte di essi fucilati. La loro colpa era una sola: non corrispondevano agli standard ideologici che il nuovo Stato aveva fissato. Erano ideologicamente ostili al regime. Nessuna comunità religiosa al mondo ha vissuto una persecuzione simile: si è trattato praticamente di un genocidio, dell’annientamento dei cristiani ortodossi in Russia e nell’ex Unione Sovietica.

Quando la Russia, così come l’Ucraina, la Bielorussia e gli altri Paesi, è diventata uno Stato libero, ci siamo resi conto che era arrivato il momento di costruire un modello corretto di relazioni tra Chiesa e Stato. Avevamo ben chiaro che non ci debba essere nessuna commistione tra Stato e Chiesa, nessuna statalizzazione della Chiesa, perché la perdita della libertà nel prendere le proprie decisioni da parte della Chiesa riduce la possibilità di influenza sulla società. Abbiamo sviluppato un quadro di relazioni di Chiesa e Stato, che presuppongono l’autonomia di entrambi, la reciproca non interferenza. Noi come Chiesa siamo liberi di parlare a nostro nome, indipendentemente dalla posizione dello Stato. Su molte questioni abbiamo le stesse posizioni, ma ci sono anche problemi in cui le nostre opinioni non coincidono perfettamente, e a volte sono del tutto diverse. Di recente, ho proposto una serie di emendamenti alla nostra legislazione relativamente alla tutela della famiglia e dell’infanzia, all’aborto, ma le mie richieste sono state accolte non del tutto. Così, quando dicono che in Russia la Chiesa è troppo strettamente connessa con lo Stato, ciò è una menzogna, non è così.

Come stanno veramente le cose? Vi è una cooperazione in una serie di questioni, sia a livello federale, centrale, che a livello locale. Cooperiamo per il ripristino dei valori culturali, nella formazione morale delle nuove generazioni, lavoriamo insieme nel campo della cultura. Ora è particolarmente importante la nostra cooperazione nel campo sociale. Cooperiamo anche nel lavoro con i giovani, cioè in tutti quei campi in cui secondo noi, secondo la Chiesa, la cooperazione con lo Stato è possibile.

Non vogliamo influenzare la politica dei funzionari del governo, non perseguiamo questo scopo. Ma nella nostra predicazione ci rivolgiamo a tutto il popolo, comprese anche le autorità. Noi annunciamo al nostro popolo alcuni valori, prima di tutto, ovviamente, i valori morali, e insistiamo sul fatto che la base di ogni politica dovrebbe essere il principio morale. Una politica senza principio morale non arreca nessun beneficio, né a quelli che esercitano tale politica, né a quelli nei confronti dei quali essa viene attuata. Quindi, si può parlare di un’influenza della Chiesa nella vita politica, nei termini di un’influenza morale, ma non politica.

Subito dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ci fu offerto di entrare attivamente in politica. Allora la nostra società era alla ricerca di un’alternativa al partito comunista, ma non c’era alternativa, perché non esistevano altri partiti. Perciò fu chiesto alla Chiesa di entrare in politica, di mandare i propri rappresentati in Parlamento; non solo, ci proposero anche di nominare un nostro candidato alla presidenza. Abbiamo respinto queste proposte, anche se spesso siamo stati criticati per questo, qualcuno ha detto che abbiamo abbandonato il popolo in un momento difficile della nostra storia e non ci siamo assunti la responsabilità politica. Ma noi abbiamo risposto che sulla base delle nostre convinzioni non possiamo assumerci la responsabilità politica.

La Chiesa non è un’organizzazione politica. Ma, d’altra parte, esercitando un’influenza morale sulle relazioni sociali e interpersonali, la Chiesa influenza indirettamente la politica. Così pure sono convinto che la Chiesa influenzi anche la vita sociale, in un certo senso, influenza anche il modo di fare business. Ci sono delle regole etiche sviluppate dalla Chiesa che riguardano il business, che noi propagandiamo attivamente, perché crediamo che anche un’azienda deve essere basata su principi morali, che anche nel mondo degli affari non è lecito far ricorso alla menzogna o all’inganno. In altre parole, la Chiesa ha a che fare con tutti i settori della vita pubblica, ma non nel senso di un atteggiamento pragmatico, dettato dall’interesse. Non cerca di ottenere privilegi e non si prefigge di espandere la propria influenza; cerca invece di far giungere a tutti la parola della verità cristiana, fondata sul Vangelo. Questa è la nostra posizione.

Coloro che non amano la Chiesa spesso inventano favole, che poi si diffondono in tutto il mondo, perché i luoghi comuni si accettano con facilità. In genere non si riflette sui luoghi comuni, li si accetta e basta. Qualcuno mette in giro uno di questi luoghi comuni: la Chiesa in Russia si è fusa con lo Stato. E tutti lo ripetono: “Sai, la Chiesa si è fusa con lo Stato”. Oppure: “La Chiesa influenza Putin”. Quindi, se lo dicono, vuol dire che è così: la Chiesa influenza Putin… Forse la Chiesa ha anche un’influenza cristiana sulla persona del Presidente. Non lo so, non ho mai misurato la portata di questa influenza. Dio lo voglia, noi vogliamo avere un’influenza su tutti, sui funzionari del governo, come sulla gente comune, purché i principi morali che la Chiesa insegna vengano assimilati dalla coscienza del nostro popolo.

– Nella società post-industriale grazie anche all’informatica si sta sviluppando l’unificazione della società. Attraverso Internet e le reti sociali, i cittadini vogliono avere accesso alle fonti dell’informazione. D’altra parte, i sistemi di valori tradizionali si trovano ad affrontare una nuova sfida, quella della relatività dei valori, dove sparisce il confine tra bene e male. Come la Chiesa ortodossa russa pensa di resistere all’avvento di questa società post-industriale dell’informazione? Potranno essere salvaguardati i valori nazionali russi nella società dell’informatizzazione?

– Se si considera ciò che sta accadendo oggi nel cyberspazio, si deve ammettere che il principale pericolo per la persona umana, è la perdita della capacità di distinguere il bene dal male. Quello che oggi sta avvenendo, non è nato come un fungo negli ultimi anni. E’ il risultato di un’evoluzione sociale in corso almeno da 200-300 anni. Ma nel secolo XX si è sviluppato un fenomeno che i filosofi hanno chiamato postmodernismo. Il postmodernismo è il rifiuto della verità oggettiva. Il postmodernismo trasferisce la responsabilità del criterio morale all’individuo. In quest’impostazione, solo l’individuo è l’alfa e l’omega dei criteri di distinzione tra il bene e il male. L’uomo stesso, e nessun altro, determina ciò che è bene e ciò che è male. Ma ognuno ha la sua comprensione del bene e del male e non vi è alcuna nozione oggettiva di bene, quindi non c’è nozione oggettiva della moralità.

A che cosa ha portato questo approccio? Ha portato alla dissoluzione dei rapporti tradizionali, per esempio di quelli familiari. Oggi le persone accettano facilmente il divorzio, è visto come una cosa del tutto normale. Si promuove l’omosessualità, che è posta sullo stesso piano dei rapporti familiari tradizionali. In generale, il concetto di purezza morale, integrità morale, è perso.

Siamo di fronte alla tragedia della distruzione dei fondamenti morali della vita della società. La società unisce le persone, ma solo sulla base del diritto. Un tipo di comportamento è permesso dalla legge, un altro non è permesso. Ma se la persona vive convinta che tutto è permesso, che stabilisce lei stessa ciò che è bene e ciò che è male, si arriva a ciò che può essere chiamato l’atomizzazione della società, cioè a un altissimo livello di alienazione delle persone le une dalle altre. Non c’è un terreno comune, manca una piattaforma morale.

Come esempio vorrei riferirmi alla tragedia dello tsunami in Giappone. In Russia abbiamo ammirato il modo in cui i giapponesi hanno risposto a questo disastro, rivelando un alto livello di solidarietà e di sostegno reciproco. Non è stata certo la legge a determinare in quel momento il comportamento delle persone, ma la coscienza morale: “dobbiamo reagire così!” Ciò che oggi ci troviamo ad affrontare nello spazio informatico distrugge il concetto di coscienza, perché ognuno vive secondo il proprio volere. Ma una società che distrugge la base morale della propria esistenza non ha avvenire. Perciò, siamo fermamente convinti che la Chiesa deve insistere sulla necessità di avere uno standard assoluto del bene e del male che deriva dalla tradizione morale.

Oggi compito della Chiesa – e non solo della Chiesa, ma anche della cultura, e di chiunque ha coscienza del pericolo di ciò che sta accadendo – è di promuovere il mantenimento di criteri assoluti per distinguere tra il bene e il male, di sostenere il principio morale nella vita della gente. Non vedo alcun compito più importante. Nessun altro compito è paragonabile a questo: né politica, né l’economia, né le scoperte scientifiche. Dalla risposta che sapremo dare a questa domanda dipende l’esistenza o no dell’umanità nel prossimo futuro. Perché se il male verrà percepito come bene, il male distruggerà la persona umana, la società e la civiltà umana. Io sono per la solidarietà di tutti coloro che, nel mondo intero, comprendono l’importanza di preservare il principio morale nella società umana.

 

– Agenzia stampa “Kioto Tsusin”: La sua recente visita in Polonia è stata definita un passo fondamentale verso la riconciliazione tra ortodossia e cattolicesimo. Che significato ha questa riconciliazione tra ortodossi e cattolici per l’intero mondo religioso?

– Quanto è successo in Polonia ha, ovviamente, a che fare coi contatti tra ortodossi e cattolici, ma in primo luogo si tratta di un messaggio comune delle Chiese ortodossa e cattolica, rivolto ai popoli della Polonia e della Russia. Probabilmente sapete che in Europa non ci sono altri due popoli, sullo stato attuale delle cui relazioni il passato abbia un peso così determinante. Quanto è successo nella storia comune della Russia e della Polonia, e ci sono stati molti avvenimenti pesanti, influenza ancora la gente, il concetto che hanno gli uni degli altri e l’atteggiamento reciproco. Ognuna delle due parti ritiene di aver sofferto di più a causa dell’altra, che non viceversa. E poiché l’influenza e l’impatto del passato sulla mente dei nostri contemporanei è così determinante, a un certo punto si è capito che occorreva fare qualcosa, un primo passo verso una genuina riconciliazione, e che se si faceva questo passo insieme, gli uni verso gli altri, sarebbe stato ancora meglio.

Allora abbiamo concordato con i rappresentanti della Chiesa cattolica, di provare a fare una simile azione, di cercare di chiedere perdono gli uni agli altri. Non è stato facile, perché quando si è convinti di aver subito un torto è difficile chiedere perdono. Almeno, finora nessun politico, nessun rappresentante del mondo degli affari, o della comunità culturale è stato in grado di fare qualcosa per aiutare le persone a perdonare gli altri.

Le nostre due Chiese – la Chiesa cattolica in Polonia e la Chiesa ortodossa russa – hanno avviato un dialogo tre anni fa. Tre anni abbiamo preparato questo documento. E ‘stato un lavoro duro, ma allo stesso tempo molto nobile, che ha creato un’atmosfera molto positiva.  Abbiamo scritto questo testo, la cui essenza è la seguente: lasciamo agli storici il compito di studiare il passato, ma facciamo in modo che le ferite del passato non continuino a sanguinare oggi. Dobbiamo costruire un nuovo rapporto sulla base del fatto che ci chiediamo perdono gli uni gli altri e che ci perdoniamo a vicenda. Forse un simile appello alla riconciliazione non poteva essere lanciato che dalle due Chiese, perché la Chiesa cattolica è quella maggioritaria in Polonia, e lo stesso la Chiesa ortodossa in Russia. Prima di tutto, questo messaggio è importante per il futuro dei nostri popoli. Desideriamo ardentemente che sulla base del messaggio di riconciliazione possano cambiare le relazioni politiche, economiche e culturali, e cominci una nuova era per i rapporti tra questi due paesi vicini e questi due popoli che da un migliaio di anni vivono uno accanto all’altro.

Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica nel suo insieme, oggi abbiamo molte posizioni comuni, anche sulle questioni che preoccupano i nostri contemporanei come la famiglia, il matrimonio, la nascita dei figli, la bioetica, la difesa dei valori cristiani in Europa. Purtroppo oggi anche in questo continente i cristiani sono perseguitati, stanno diventando una minoranza oppressa. E’ apparso il fenomeno della cristianofobia. La vita religiosa dei cristiani viene scacciata dalla vita pubblica. Questo sta accadendo in Europa, sta accadendo in altri paesi, e oggi noi ortodossi e cattolici dobbiamo difendere insieme i valori cristiani nella vita della società europea, e non solo europea, nella società e nella cultura contemporanea. Abbiamo molto in comune, e attraverso il dialogo cerchiamo di far crescere quanto abbiamo in comune. Non escludo la possibilità di potermi incontrare ad un certo punto con il Papa, ma dobbiamo ancora lavorare per rendere possibile questo incontro.