Il 28 marzo, festa dell’entrata del Signore a Gerusalemme, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha celebrato la divina liturgia nella chiesa di Mosca dedicata all’icona della Madre di Dio “Gioia di tutti i sofferenti”. Durante la liturgia è stato ordinato diacono Giovanni Guaita, collaboratore del segretariato dei rapporti intercristiani del Dipartimento. Erano presenti alla funzione numerosi amici del neoordinato diacono: parrocchiani della chiesa di Mosca dei santi Cosma e Damiano, membri del movimento dei focolari. Tra i sacerdoti che hanno concelebrato col metropolita Hilarion, anche il padre spirituale di Guaita, l’arciprete Vladimir Fedorov di Pietroburgo.

Alla fine della liturgia, il metropolita si è rivolto ai numerosissimi presenti con queste parole:

“Cari fratelli e sorelle, oggi festeggiamo l’ingresso del Signore a Gerusalemme. E’ un avvenimento che ci raccontano i vangeli e che ha preceduto la passione e la morte del Signore. Egli è entrato a Gerusalemme con grande gloria: la folla lo ha accolto, i bambini gli sono andati incontro con rami di palme gridando: Osanna al Figlio di Davide! Questo fatto è uno dei più gioiosi avvenimenti descritti dai vangeli, e non per niente nella liturgia di oggi abbiamo sentito le parole dell’apostolo Paolo “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi”. A questo ci chiama il Signore, e non solo in questa festa; questa chiamata si riferisce a tutta la nostra vita. Dio ci ha fatto dono della vita, affinché l’abbiamo in abbondanza, affinché dimoriamo nella gioia spirituale e con la nostra vita, col nostro agire, rendiamo gloria a Lui.

Il Signore è venuto al mondo perché noi possiamo andargli incontro, come allora la folla di Gerusalemme, perché lo accogliamo dicendogli: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Dio ci chiama a questa gioia, che non viene dai piaceri e dalle consolazioni terrene, ma dall’amore suo che in modo ineffabile si riversa nei nostri cuori ogni volta che partecipiamo all’eucarestia, o che incontriamo Cristo nella preghiera, o nella sua Parola; ogni volta che la Grazia di Dio tocca i nostri cuori come un soffio di vento. E’ quella gioia spirituale particolare che, se anche non si manifesta esteriormente, vive nel cuore dell’uomo e lo aiuta a superare tutte le tempeste, le prove e le difficoltà della vita.

Il Signore ci ha fatti nascere al mondo affinché viviamo nella gioia e dobbiamo sempre ricordarci che il cristiano deve saper gioire e saper dare la gioia agli altri.

La festa dell’entrata del Signore a Gerusalemme è una festa di gioia e amore. Il Signore ci si presenta non come il Creatore onnipotente dell’universo, ma come Dio che si è fatto uomo, si è umiliato, ha assunto la nostra carne umana e si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte in croce; e ora, andando incontro alla sua passione, entra nella città santa in groppa a un umile asinello. Entra a Gerusalemme non per stabilire un regno terreno, ma per soffrire per i peccati degli uomini; e a partire dalla funzione di stasera noi tutti saremo testimoni e parteciperemo agli avvenimenti degli ultimi giorni della sua vita in terra. Seguiremo Cristo passo passo, prima a Betania, quando la donna romperà il vaso di alabastro per ungergli i piedi e il capo, poi al cenacolo, dove lui celebrerà la sua ultima cena con gli apostoli, parlerà dell’amore e darà loro in cibo il suo Corpo e il suo Sangue.

Poi lo seguiremo lungo la sua passione, dal sommo sacerdote Caifa, dal procuratore romano Ponzio Pilato e vedremo che quella stessa folla che lo aveva accolto gridando Osanna al Figlio di Davide, questa volta griderà Crocifiggilo!

Saremo accanto alla sua croce, attoniti per la cattiveria umana che lo ha crocifisso, ma nello stesso tempo incantati per il mistero dell’amore di un Dio cha ha volontariamente sofferto per salvare ognuno di noi. Parteciperemo agli ultimi istanti della sua vita, sentiremo il suo tremendo grido rivolto al Padre: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Sentiremo che il Signore sulla croce ha reso lo spirito, e la sua anima è scesa agli inferi perché il vangelo sia predicato anche laggiù e perché anche per coloro che vi erano prigionieri si spalanchino le porte del Regno dei cieli.

Infine sentiremo il primo annuncio della Resurrezione e condivideremo la gioia delle donne al sepolcro e degli apostoli.

La festa di oggi ci introduce in questi straordinari avvenimenti, ci rende aperto il mistero dell’amore di Dio. Accogliamo il Signore che è venuto al mondo per salvare ognuno di noi. Chiediamogli che ci aiuti a essere discepoli fedeli e che vivendo i misteri della settimana santa giungiamo alla gioia della Resurrezione, quella gioia che nessuno potrà mai toglierci”.

Alla liturgia erano presenti i rappresentanti dell’Ordine degli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta (Cavalieri di Malta). Il rappresentante del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Federazione Russa, ambasciatore Gianfranco Facco Bonetti, e la baronessa Immacolata del Borgo hanno portato in dono al metropolita Hilarion, da parte dell’Ordine di Malta, un reliquiario contente reliquie dei ss. Pietro e Paolo, Giovanni Battista, Dionigi l’Aeropagita, Bonifacio, Alessio, Natalia, frammenti della croce e delle fruste utilizzate per la flagellazione del Signore. Le reliquie saranno custodite nella chiesa dedicata all’icona della Madonna “Gioia di tutti i sofferenti”.