Il Patriarca incontra il nuovo ambasciatore americano
Il 16 novembre 2017 Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha incontrato nella sua residenza al centro di Mosca l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Federazione Russa Jon Huntsman.
All’incontro hanno partecipato il vice presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (Decr), l’arciprete Nikolaj Balashov; il ministro consigliere per gli affari politici della missione diplomatica degli Stati Uniti a Mosca, Christopher Robinson e il secondo segretario del dipartimento politico dell’ambasciata, Sara Chacha.
Nel salutare l’ospite il Patriarca Kirill ha sottolineato che la Chiesa ortodossa russa ha un atteggiamento particolare verso gli USA: “Più di duecento anni fa la Chiesa ortodossa russa iniziò la sua missione in Alasca. Metropolita Innocenzo di Mosca e di Kolomna, nella sua epoca, fu un grande missionario del continente americano; oltre al ministero missionario, compiva l’enorme lavoro culturale, e creò la scrittura aleutina. Dall’Alasca la Chiesa russa si diffuse in California e poi nella costiera orientale e divenne la più grande comunità ortodossa in America”.
Sua Santità ha anche parlato del ministero di San Tichon nella terra americana: “Quest’anno ricordiamo non solo il centesimo anniversario della rivoluzione russa, ma anche il centinaio della sua elezione al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Il Patriarca Tichon, che oggi è venerato come confessore della fede cristiana, scolpì nel cuore l’amore per la gente americana fino alla fine della sua vita. Subì tanti momenti duri, specie alla fine della vita, perché allora nel nostro paese iniziarono le durissime persecuzioni contro la fede, e il Patriarca divenne una delle vittime di queste persecuzioni. Ma i frutti del suo ministero e di quello dei suoi predecessori viene preservato ancora oggi nella Chiesa ortodossa americana. È una parte della Chiesa ortodossa russa che nel 1970 ottenne dalla nostra Chiesa l’autocefalia, cioè la piena indipendenza”.
Sua Santità ha menzionato la rappresentanza della Chiesa ortodossa americana a Mosca. La rappresentanza del Patriarcato di Mosca negli USA ha sede presso la storica chiesa di san Nicola a New York, dove celebrava spesso all’inizio del XX secolo il futuro Patriarca Tichon. Ci sono anche 33 parrocchie stavropigiali della Chiesa ortodossa russa negli Stati Uniti (oltre alle numerose parrocchie della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia).
“Lei sa che negli USA vive un gran numero di persone che parlano il russo e lo considerano la loro prima lingua: sono circa 700 mila. A quanto pare, per questo motivo la lingua russa è stata una delle lingue ufficiali durante le elezioni nello stato di New York. In generale ci sono più di 3 milioni di abitanti degli Stati Uniti che hanno origini russe” – ha messo in rilievo il Patriarca.
“Tutto questo costruisce un fattore molto importante che non solo riguarda la vita religiosa della gente, ma può anche dare un impulso positivo ai rapporti tra i nostri popoli” – ha ribadito il Primate della Chiesa ortodossa russa.
Avendo sottolineato il ruolo dei contatti intercristiani e interreligiosi del Patriarcato di Mosca con delle comunità americane nel mantenimento dei rapporti tra i due paesi “al livello della gente, del popolo” durante la Guerra Fredda, Sua Santità ha sottolineato, rivolgendosi all’ambasciatore Jon Huntsman: “Oggi viviamo in un’altra epoca. Può sembrare che siamo tutti liberi, però il livello dei rapporti bilaterali non è così alto e intenso come nei duri tempi della Guerra Fredda. Allora noi – sia i cristiani dell’Unione Sovietica, sia quelli degli USA – eravamo consapevoli in un modo particolare del nostro ruolo nel mantenimento della pace in quell’epoca dura e pericolosa. Mi pare che anche adesso non viviamo nel migliore di tutti i periodi. Vorrei sapere il Suo punto di vista sulla possibilità di inclusione dei contatti interreligiosi nei contatti fra i nostri paesi per contribuire, tra l’altro, al miglioramento dei rapporti tra i nostri popoli”.
Come ha detto Sua Santità, rapporti tra i fedeli sono rapporti dei cuori, mentre rapporti tra i politici e i diplomatici si svolgono al livello della mente e rapporti degli uomini d’affari – al livello dello stomaco. “Non credo, che si debba escludere il cuore dalle relazioni internazionali” – ha confermato il Patriarca.
“Sono convinto che al giorno d’oggi le difficoltà esistono non sono nei rapporti statali. Secondo me, c’è qualcosa di veramente pericoloso sul livello più fondamentale: il livello di comprensione dei valori. Nei tempi sovietici noi, cristiani, trovandoci nella situazione molto dura, riconoscevamo nei cristiani, anche quei degli USA, la gente che condivideva gli stessi valori. La popolazione americana è molto religiosa. Venendo allora negli Stati Uniti venivo spesso nelle semplici chiese parrocchiali di varia confessioni e guardare come pregano i fedeli. Capivo, che abbiamo i valori comuni con questi americani. Quando però ascoltavo qualche trasmissione ateistica alla radio e alla televisione nell’Unione Sovietica, capivo che non condividevamo nessun valore con coloro che cercavano di trasmetterci tale messaggio. Quella grande simpatia che si vedeva negli anni ’90 in Russia nei confronti dei paesi dell’Occidente, tra cui gli Stati Uniti, un’apertura, direi, quasi ingenua, era basata sulla comprensione di valori comuni condivisi. Al popolo del nostro paese dicevano che gli americani erano nemici e imperialisti, però si sentiva che erano cristiani. E malgrado la propaganda ateistica il livello di religiosità era sempre alto nel nostro paese. Questo era un ottimo fondamento per lo sviluppo delle relazioni tra la nuova Russia e gli USA”.
Invece i processi che avvengono nei paesi occidentali adesso suscitano apprensione: i valori cristiani e in generale quelli religiosi vengono intenzionalmente demoliti, ha luogo una forte ateizzazione della popolazione, ha constatato Sua Santità. “L’Occidente sta rinunciando a Dio. Ma la Russia non rinuncia a Dio, come pure la maggioranza degli uomini in tutto il mondo. Questo significa che la distanza tra i nostri valori sta aumentando” – ha osservato il Primate della Chiesa ortodossa russa. Il Patriarca ha espresso l’opinione che tali processi presentano una seria sfida interna per l’America, il cui popolo rimane religioso nella sua maggioranza. Il Patriarca ha ricordato l’esperienza dell’Unione Sovietica che non è riuscita a costruire una società giusta, felice e stabile senza Dio.
Il Patriarca Kirill ha espresso la speranza che contatti a vari livelli nel contesto delle relazioni russo-americane saranno dedicati non solo alla discussione di problemi e difficoltà temporanei, ma anche ad approfondire le questioni globali e civili. “Vorremmo tanto che insieme al popolo americano che ha fede in Dio possiamo cercare e trovare delle risposte giuste alle sfide della civiltà contemporanea” – ha concluso il Patriarca.
Dalla sua parte l’ambasciatore americano si è detto soddisfatto per la possibilità di incontrare il Primate della Chiesa ortodossa russa e gli ha fatto auguri per il compleanno che lui celebrerà prossimamente.
“Ha toccato dei problemi che riguardano la propria essenza della nostra vita – ha constatato Jon Huntsman . – Tra i nostri popoli, le nostre società c’è molto di comune. Sono due grandi civiltà che attraverso l’arte, la letteratura, la cultura hanno fatto un grande contributo
nel sviluppo di tutti paesi del mondo”.
Ringraziando per aver raccontato della storia della Chiesa ortodossa russa nel continente americano, il rappresentante diplomatico degli USA presso la Federazione Russa ha detto: “Ho visto tante testimonianze di questa storia nel nostro paese. So, quanto la apprezzano varie comunità degli Stati Uniti”.
Dopo aver constatato le difficoltà che esistono nei rapporti dei due paesi, il diplomatico ha sottolineato come è importante “capire l’uno l’altro non solo tra quello che si sente alla televisione e legge nei giornali, ma apprendendo quello che ci unisce”.
Jon Huntsman ha anche menzionato che mentre oggi negli USA il livello di fiducia ai politici è assai basso, la fiducia negli uomini di Chiesa rimane molto alta. “Bisogna discutere, basandoci su ciò che ci unisce – ha ribadito. – Bisogna, insieme alle Chiese, tenere discussioni aperte dei problemi che abbiamo davanti a noi. I politici non possono risolverli da soli. Ci giudicheranno in base a come educheremo le generazioni successive e se riusciamo a fare loro capire che cosa sia il rispetto reciproco, il rispetto di varie culture e confessioni, la giustizia. È un compito molto difficile. Ci si deve impegnare a risolverlo ogni giorno. Si devono coinvolgere i politici, i fedeli di varie confessioni per nutrire la tolleranza e il rispetto, per capire che cosa ci unisce.
Le parti hanno discusso lo status dei cristiani in Siria, in Iraq e in Medio Oriente, lo status dei profughi e meccanismi di collaborazione nell’attività di restaurazione delle chiese e dei monasteri distrutti.
I partecipanti dell’incontro hanno anche discusso la situazione in Ucraina e il ruolo della Chiesa ortodossa ucraina nel mantenimento della pace. L’ambasciatore ha ringraziato il Patriarca Kirill per gli sforzi mirati a liberare quelli che sono fatti prigionieri a causa del conflitto sulla terra ucraina.