Il 28 giugno 2014 nel Sud-Est dell’Ucraina è stato rilasciato il secondo e ultimo gruppo di osservatori OSCE, detenuti a fine maggio; tra essi, il cittadino della Federazione Russa Sergej Sidorov.

Come sottolinea il Dipartimento di Informatica e stampa del Ministero degli Esteri della Russia, il loro rilascio è stato in gran parte “il risultato dell’appello personale del Patriarca di Mosca e tutta la Rus’ Kirill, che aveva nominato persona di contatto sulla questione, da parte della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Merkurij di Rostov e Novocherkass”.

La liberazione dei rappresentanti delle organizzazioni internazionali è avvenuta senza condizioni o obblighi.

Il 25 giugno Sua Santità aveva rivolto un appello a “tutti coloro da cui la questione dipende”, a promuovere la liberazione degli osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, imprigionati nel sud-est dell’Ucraina. Nel suo appello, il Patriarca esprimeva la convinzione che “la liberazione di questi individui sarà un’altra importante prova di buona volontà e del desiderio di cercare una soluzione pacifica della crisi ucraina”.

Nella notte del 27 giugno nel Donbass è stato rilasciato il primo gruppo di osservatori internazionali, costituito da cittadini della Svizzera, Estonia, Turchia e Danimarca.

L’importanza dell’appello del capo della Chiesa ortodossa russa sulla questione degli osservatori dell’OSCE è stata sottolineata dal Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov. In un’intervista concessa al programma “Notizie di Sabato”, parlando della liberazione dei membri della missione di monitoraggio internazionale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il ministro ha detto: “Ciò si è realizzato in risposta agli appelli del Patriarca Kirill e della leadership russa e in seguito ai recenti incontri con il presidente della Confederazione Svizzera Didier Burkhalter, presidente di turno dell’OSCE”.