Messaggio natalizio

di Sua Santità Kirill,

Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’

Ai membri dell’episcopato, del clero, ai monaci e alle monache

e a tutti i fedeli figli e figlie della Chiesa Ortodossa Russa.

 

Eminenze e Eccellenze Reverendissime, reverendi presbiteri e diaconi, venerabili monaci e monache, cari fratelli e sorelle,

porgo a tutti voi i miei più cordiali auguri in occasione della festa luminosa del Natale del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

 

Il miracolo dell’incarnazione di Dio, avvenuto più di duemila anni fa, continua a riempire le nostre anime di gioia anche oggi. Oggi Dio viene sulla terra – e l’uomo sale in cielo (stichirà del vespro della Natività). Il Creatore e Provveditore del mondo appare sulla terra, siccome, per la sua bontà, non ha sopportato di vedere il genere umano tormentato dal diavolo (dal rito del battesimo); essendo vinto dall’amore, Colui che non ha inizio e non può essere descritto,  viene per trovare la Sua creatura smarrita (San Romano il Melode, kontakion sulla parabola della dracma perduta).

Si sono avverate le meravigliose profezie dei grandi annunciatori della Parola di Dio, e così all’umanità,  che da millenni aspettava la redenzione e la salvezza, soffrendo dalla dannazione non soltanto durante la vita terrena, ma anche dopo la morte, e essendo sotto il giogo del peccato, è stata aperta la porta dei cieli. Nostro Signore Gesù Cristo riceve la carne dalla sempre fiorente vergine Maria (canone della Natività della Vergine Maria) – e il cherubino che impediva l’accesso al paradiso con la fiamma della spada folgorante, si ritira dall’albero della vita (stichirà del vespro della Natività). Il divino Bambino salva il mondo, essendo nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal.4,4-5).

L’umiltà del Signore è impenetrabile: essendo onnipotente, appare agli uomini come un bambino inerme; essendo Dio, riceve la carne peritura e soffre le difficoltà della vita terrena; essendo immortale, volontariamente subisce una morte tormentosa e vergognosa. E non lo fa soltanto per i suoi eletti – profeti, giusti e tutti i suoi servi fedeli. Cristo viene per ognuno di noi, vuole salvare tutti senza eccezioni – peccatori e delinquenti, gli indifferenti, i pigri, i pusillanimi, gli iracondi, e perfino i suoi uccisori!

Il Signore non respinge nessuno, ma invece si riveste della nostra natura umana e la rinnova tramite la sua Incarnazione, Passione e Risurrezione, la eleva e la fa entrare nella profondità  della Santissima Trinità,  santificandola dalla sua permanenza alla destra del trono di Dio. Tutti noi riceviamo lo stesso Corpo di Cristo e il suo sangue, versato per la salvezza del mondo, nel sacramento dell’Eucaristia, diventando così  uniti non soltanto con il Salvatore, ma anche tra di noi.

Oggi però purtroppo vediamo come le onde delle discordie fanno dondolare la barca della Chiesa, come la tempesta degli dissidi e contraddizioni fa venir meno l’unità dei fedeli ortodossi; come alcuni, ottenebrati dal nemico e tentatore, preferiscono alla fonte dell’acqua viva la fonte irrazionale delle eresie fangose e ributtanti (canone della domenica dei Santi Padri del Primo Concilio Ecumenico). In un tempo talmente difficile dobbiamo ricordare che il Signore è nato, ha sofferto ed è risuscitato per ognuno di noi e che ha fondato sulla terra la Chiesa – Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Facendo parte della Chiesa, siamo chiamati a superare le discordie, opposizioni e conflitti, a far guarire gli scismi, ad aiutare coloro che soffrono dagli orrori delle guerre, delle persecuzioni e dell’ingiustizia.

Il Signore non nasce in un palazzo reale, bensì in un’umile grotta e in estrema povertà. Infatti, che cosa può essere più misero di una grotta e più umile di una mangiatoia? Però c’è un tale posto: è il deserto del cuore umano, bruciato dal peccato; il cuore che si allontana da Dio e diventa appena tiepido, vuoto, nonce schiavo delle passioni. Però noi siamo in grado di fare della nostra anima un tempio di Dio, ricordarci, che il Signore è vicino, è ormai alle porte, e che lui sta umilmente aspettando finché noi lo vediamo con gli occhi della fede, lo facciamo entrare nella nostra vita, sentiamo le sue parole e rispondiamo al suo amore – lasciando a lui agire in noi.

Tutto il mondo gioisce per la gloriosa Natività  del Salvatore: gli angeli stanno cantando inni di lode, i pastori stanno festeggiando, i magi lo stanno adorando e gli portano i doni, e soltanto il cuore crudele e invidioso di Erode non vuole accettare la verità divina, non la vuole accogliere, ma invece trema – però non trema dal timore di Dio, bensì dalla codardia. Tutti noi dobbiamo chiederci se per caso imitiamo il comportamento di Erode con le nostre azioni, mettendo al primo posto il proprio benessere e comfort, oppure se abbiamo paura che qualcuno possa essere migliore, più buono o più dotato di noi? Se facciamo del male a tali persone,  cercando di colpirle, di compromettere il loro buon nome, di spingerle giù dal piedistallo pur di ingrandire noi stessi? Se per caso percepiamo come la fonte della verità non il Signore e i suoi comandamenti, ma piuttosto noi stessi? Se diventiamo motivo di scandalo per gli altri, presentando le nostre opinioni che giovano soltanto a noi,  come la verità assoluta, o se tagliamo in pezzi la Tunica di Cristo con le nostre azioni ambiziose, se seminiamo discordia e mormorio tra i nostri fratelli nella fede?

Contemplando oggi il Divino Bambino e confrontandoci con la verità di Dio, rigettiamo tutto ciò che è di peso e il peccato (Ebr. 12,1), preghiamo ardentemente per il rafforzamento dell’unità dell’Ortodossia e per l’incremento dell’amore, ricordando che l’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vantanon cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia…spera ogni cosa, sopporta ogni cosa (1 Cor.13, 4-7).

I testi liturgici della festa glorificano non soltanto il Signore, nato per la nostra salvezza, ma anche coloro che hanno reso possibile la sua incarnazione: la Vergine Maria, il suo sposo San Giuseppe e i santi antenati  del Signore. In questo giorno solenne ricordiamo anche noi i nostri cari: andiamo a trovare i nostril amici e parenti, siamo più attenti a loro, troviamo per loro delle parole buone, ringraziamo loro per tutto ciò che  fanno per noi! Che il Signore misericordioso “eterno e non penetrabile, Colui che è della stessa sostanza del Padre invisibile”, abiti nei nostri cuori, colmi dell’amore a Dio e al prossimo”! Amen.


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