Il 23 dicembre 2013, su invito dell’accademico A. Chubaryan, direttore dell’Istituto di storia universale dell’Accademia delle Scienze della Russia, il metropolita Hilarion ha tenuto ai collaboratori dell’Istituto una lezione magistrale, dedicata allo stato attuale delle relazioni intercristiane.

Alla lezione erano presenti, tra gli altri, la responsabile del Centro di studio della storia della religione e della chiesa dell’Istituto di storia universale, Evgenija Tokareva, e il Vicepresidente del Comitato nazionale russa di bizantinisti M. Bibikov.

Il metropolita Hilarion ha osservato che fino alla metà del XX secolo la Chiesa ortodossa russa non aveva una sua politica estera. Prima della rivoluzione, tutta la politica estera (compresa quella della Chiesa, non essendo allora la Chiesa separata dallo Stato), era curata dal Ministero degli Affari Esteri dell’impero russo, e nei primi decenni del dominio sovietico la Chiesa Russa, sottoposta a dure persecuzioni, si trovava in uno stato di isolamento quasi completo, a parte i casi isolati di corrispondenza epistolare del Patriarca Tichon, e poi del metropolita Sergij (Stragorodskij), con i russi all’estero. “Una delle ragioni per cui è stato perso ogni legame tra la nostra Chiesa in Patria e la diaspora russa, stava nel fatto che, nelle condizioni di persecuzione, era impossibile stabilire autentiche attività internazionali, o anche semplicemente rimanere in corrispondenza”, ha ricordato il metropolita.

Solo nel dopoguerra la Chiesa ortodossa russa ha avuto la possibilità di avere accesso all’arena internazionale. In particolare, alcuni vescovi ricevettero l’autorizzazione a viaggiare fuori dal paese e incontrare rappresentanti dell’emigrazione russa. Inoltre, dopo una lunga pausa, ripresero i contatti della Chiesa russa con cattolici e protestanti.

Per coordinare le attività internazionali, nel 1946 fu creato dal Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Il metropolita Hilarion ha parlato dei diversi gerarchi della Chiesa che, lungo gli anni, sono stati alla testa di questa istituzione sinodale. I più importanti tra loro sono considerati il metropolita Nikodim (Rotov) di Leningrado e Novgorod, e l’attuale Primate della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca di Mosca e tutta la Rus’ Kirill.

“Il metropolita Nikodim riuscì a utilizzare le attività internazionali della Chiesa ortodossa russa per tutelare gli interessi della Chiesa all’interno del Paese – ha detto il metropolita Hilarion. – Egli convinse le autorità sovietiche che per intervenire alle conferenze internazionali occorrevano forze nuove, giovani vescovi istruiti che potessero rappresentare la Chiesa in maniera adeguata. Con il permesso delle autorità questi vescovi furono ordinati, dapprima furono inviati all’estero e, dopo qualche anno, poterono tornare in patria e occupare le sedi da tempo vacanti. Così, negli anni ’60 e ’70, il  metropolita Nikodim, coi suoi sforzi personali e a costo della propria salute (morì a soli 49 anni, dopo il settimo infarto), ristabilì l’episcopato della Chiesa ortodossa russa. Ancor oggi, a 35 anni dalla sua morte, la Chiesa continua in gran parte a esser guidata da quelle persone che un tempo il metropolita Nikodim aveva promosso”. Tra esse, il Patriarca di Mosca e tutta la Rus’ Kirill, il metropolita Vladimir di Kiev e di tutta l’Ucraina, il metropolita Filaret, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, il metropolita Vladimir di San Pietroburgo; tra i gerarchi ordinati dal  metropolita Nikodim era anche il compianto Patriarca Alessio II.

“Gli anni ’90 e il primo decennio del nuovo secolo, quando a capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne era il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (l’attuale Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’), hanno segnato un periodo di cambiamenti radicali nella storia moderna del nostro popolo; un periodo in cui il nostro grande paese si è smembrato in diversi stati e la Chiesa ha dovuto costruire nuove relazioni con le diverse autorità civili all’interno di questi stati – ha continuato il metropolita Hilarion. – Questo è stato uno dei principali compiti del nostro Dipartimento. Inoltre, un nuovo passo è stato quello di costruire l’intero sistema delle relazioni inter-ortodosse ed ecumeniche… In sostanza, è stato proprio il metropolita Kirill a determinare molti aspetti della politica interna della nostra Chiesa e la sua politica estera nella sua totalità”.

Passando al tema delle relazioni intercristiane e, in particolare, al dialogo cattolico-ortodosso, il metropolita Hilarion ha detto che gli ostacoli al riavvicinamento, dopo lo scisma nel 1054, continuano ad essere la questione del Filioque, ossia della processione dello Spirito Santo, il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, la dottrina del primato del Papa. Fino al XIX secolo la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana si consideravano a vicenda eretiche, e ciò implica la mancanza di comunione liturgica. “Nel XIX secolo, e soprattutto nel XX, siamo passati a un riconoscimento effettivo della validità dei sacramenti, pur in assenza di piena comunicazione nei sacramenti”, ha dichiarato il metropolita.

Un momento chiave per i rapporti tra ortodossi e cattolici ha segnato il Concilio Vaticano II, convocato da Papa Giovanni XXIII. “La posizione della Chiesa cattolica nei confronti dell’Ortodossia fu rivista. Se in precedenza i cattolici parlavano degli ortodossi come di scismatici ed eretici, separati dalla Chiesa, e ritenevano la Chiesa ortodossa una comunità eretica che non aveva validi sacramenti, il Concilio Vaticano II ha proposto un’impostazione completamente diversa. Da allora i cattolici riconoscono che la Chiesa ortodossa ha la successione apostolica e gerarchia e sacramenti validi, pur non essendo in piena comunione con Roma”, ha detto il metropolita Hilarion, rilevando che ciò ha fatto cambiare anche tra gli ortodossi l’atteggiamento nei confronti dei cattolici.

Secondo quanto affermato dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, da allora sono iniziati seri progressi nelle relazioni tra ortodossi e cattolici, sia a livello pan-ortodosso, che delle nelle relazioni bilaterali di ogni singola Chiesa ortodossa con Roma. Negli anni ‘60 e ‘70 sono iniziate le trattative per preparare un dialogo teologico tra ortodossi e cattolici a largo spettro. Tale dialogo è stato aperto ufficialmente nel 1980, e si mantiene ancora. “Da parte degli ortodossi, il fatto stesso di partecipare a tale dialogo (e ad esso partecipano tutte le Chiese ortodosse locali) significava una moratoria sull’uso del termine “eresia” e “eretici” nei confronti della Chiesa cattolica – ha detto il metropolita Hilarion. – Abbiamo rinunciato a considerarci a vicenda eretici. Siamo in dialogo al fine di chiarire il nostro rapporto, chiarire le diverse posizioni e forse riavvicinarci, nella misura in cui tale riavvicinamento è possibile”. Frutti del dialogo sono alcuni documenti teologici. Il principale risultato, secondo il capo del Dipartimento, è il documento di Balamand del 1993, in cui entrambe le parti hanno riconosciuto che l’uniatismo non è un metodo corretto per raggiungere l’unità della Chiesa. Ciò è stato molto importante per via dell’attivismo dei greco-cattolici in Ucraina occidentale, Romania e in altri paesi.

Dal 2006, nel quadro del dialogo teologico, si discute l’argomento della sinodalità e del primato nella Chiesa universale; oggetto di discussione è diventato il ruolo del vescovo di Roma, come tale ruolo è capito oggi dagli ortodossi, e come esso era nel primo millennio.

Nel suo discorso, il metropolita Hilarion ha evidenziato la presenza di due differenti modelli di organizzazione della chiesa in Occidente e l’Oriente. “Il papato in Occidente è il risultato di un lungo sviluppo di due millenni; anche l’assenza del papato in Oriente è dovuta a queste stesse circostanze storiche, come anche la polemica con il cattolicesimo: infatti, nel corso di tale polemica uno dei principali argomenti contro il papato da parte della Chiesa ortodossa era che uno solo è il capo della Chiesa, il Signore Gesù Cristo – Egli dirige la Chiesa universale e non ha alcun vicario in terra. E su un livello umano, la Chiesa universale è formata dall’insieme delle Chiese ortodosse locali, ciascuna delle quali è guidata da un Patriarca, Arcivescovo o Metropolita, ed ha un sistema sinodale di esercizio dell’autorità”, ha detto.

Il metropolita Hilarion si è anche riferito ai rapporti con le antiche Chiese Orientali (precalcedonesi), ha condiviso le difficoltà di comunicazione con le comunità protestanti, sempre più influenzate da un’estrema liberalizzazione, citando gli esempi dell’ammissione delle donne al sacerdozio e della benedizione delle unioni omosessuali. “Il terreno comune coi protestanti diventa sempre più limitato”, ha dichiarato il presidente del Dipartimento.

Dopo il discorso, il metropolita Hilarion ha risposto alle domande dei presenti. Esse riguardavano, in particolare, la possibilità di dinamiche positive nei rapporti con la Chiesa cattolica romana, la situazione in Ucraina e la preparazione di un Concilio pan-ortodosso. Rispondendo alla prima domanda, il metropolita ha sottolineato l’esistenza di sfide comuni per i cristiani, tra cui la secolarizzazione, l’erosione dei valori tradizionali della famiglia, la minaccia di scomparsa della presenza cristiana nella regione del Medio Oriente. “Per cominciare ad interagire non dobbiamo aspettare i risultati del dialogo teologico, perché, per esempio, il problema di proteggere i cristiani del Medio Oriente, che ora patiscono un vero e proprio genocidio, è urgente – ha detto. – Non possiamo aspettare anni, o decenni, fino a quando l’unità ci porterà a un pieno accordo sugli altri argomenti. Questo è un problema su cui dobbiamo comunicare qui e ora”.

Alla fine, l’accademico Chubarian ha ringraziato l’ospite per la lezione. “Per noi, lo studio dell’Ortodossia in Russia è uno dei compiti centrali, anche in relazione alla preparazione di nuovi libri di testo e del progetto “Storia dell’Ortodossia russa all’estero”, ha detto il direttore dell’Istituto di Storia universale.