IMG_9404Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, che si trovava in Liechtenstein con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill, ha incontrato a Vaduz il 17 novembre 2013 l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria Lakhdar Brahimi.

Il metropolita Hilarion ha parlato in dettaglio del lavoro svolto dalla Chiesa ortodossa russa per migliorare la situazione in Siria e alleviare le sofferenze del popolo siriano. Egli ha osservato che la Chiesa russa collabora con i leader statali russi per raggiungere una soluzione pacifica al problema siriano. Il metropolita Hilarion ha anche espresso la speranza che la prossima conferenza «Ginevra – 2» possa dare una nuova prospettiva alla soluzione politica in Siria.

A sua volta, l’Alto Rappresentante delle Nazioni Unite ha sottolineato il ruolo particolare svolto dalla Russia nella soluzione della crisi siriana. Egli ha anche espresso solidarietà con la posizione del Patriarcato di Mosca nella sua ricerca, attraverso i contatti con i leader religiosi di tutto il mondo, di fermare al più presto lo spargimento di sangue sul suolo siriano.

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Lakhdar Brahimi è un politico algerino. E’ stato ambasciatore in Egitto e nel Regno Unito e ministro degli esteri dell’Algeria, poi ha continuato la sua carriera diplomatica alle Nazioni Unite. Il 17 agosto 2012 Brahimi è stato nominato inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria al posto di Kofi Annan, e rappresentante speciale della Lega degli Stati arabi in Siria.

Prima del conflitto armato, che ha avuto inizio nel 2011, il 10 per cento della popolazione della Siria era costituito da cristiani, tra ortodossi (il gruppo più grande), sotto la giurisdizione del Patriarcato di Antiochia , greco-cattolici (melchiti), maroniti, armeni (la seconda comunità cristiana più grande), siro-ortodossi e assiri. La maggior parte dei cristiani viveva all’inizio della guerra a Homs, Idlib, Hama, Aleppo, Latakia e Damasco.

Secondo i dati disponibili, negli scontri fin qui hanno perso la vita oltre duecentomila persone, più di 2,5 milioni di persone hanno abbandonato il paese. Secondo la Commissione europea al 17 ottobre 2013 il numero dei rifugiati registrati ammonta a 2.045.642 persone, di cui 695.354 sono in Libano, 502.697 in Turchia, 123.296 in Egitto, 544.392 in Giordania, 164.944 in Iraq, 14.959 in Nord Africa.

Circa due milioni di persone sono rifugiate all’interno della Siria. Sono state distrutte più di 60 chiese e monasteri, sono stati uccisi diversi sacerdoti e rapiti due metropoliti. I quartieri cristiani delle grandi città sono costantemente sotto il tiro dei mortai.