tv-burdgess--6John Burgess, professore del Seminario Teologico di Pittsburgh (Usa), è stato ospite all’inizio di aprile della trasmissione  «La Chiesa e il mondo» del canale televisivo «Russia 24», condotta dal presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk.

 

Metropolita Hilarion: Buongiorno, cari fratelli e sorelle! È in onda il programma «La Chiesa e il mondo». Oggi parliamo della rinascita della vita della Chiesa in Russia attraverso le impressioni di uno straniero. È ospite della trasmissione il professore John Burgess, del Seminario Teologico di Pittsburgh. Salve, professore!

 

J. Burgess: Buongiorno, Eminenza! Sono felice di essere qui con voi oggi. Sto studiando la rinascita della Chiesa Ortodossa Russa dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’anno scorso ho insegnato presso l’università ortodossa San Tikhon a Mosca e ho potuto conoscere la situazione religiosa contemporanea in Russia. Si dice spesso che il primo compito della Chiesa Ortodossa Russa dopo il cambiamento del regime sia stato quello di ripristinare le strutture ecclesiali, e il secondo quello di far ritornare la società russa alla vita della Chiesa. Lei condivide questa opinione? Che cosa significa nella tradizione ortodossa russa il ritorno alla vita ecclesiale?

 

Metropolita Hilarion: Sì, il ritorno alla vita ecclesiale della società è oggi la nostra principale preoccupazione. Ma la tesi secondo la quale era necessario prima ricostruire le infrastrutture e poi riportare la comunità in chiesa non mi sembra corretta. In realtà, si tratta di due processi paralleli. Dobbiamo ripristinare le infrastrutture, che contribuiscono al ritorno della società alla vita della Chiesa. Infatti, nel corso degli ultimi venticinque anni, la struttura, cioè la forma esteriore della Chiesa Ortodossa Russa, è molto cresciuta, si è ampliata. Un quarto di secolo fa, avevamo seimila parrocchie, ora sono trentatremila. C’erano diciotto monasteri – ora ce ne sono otto di più. C’erano tre istituzioni teologiche – oggi sono più di cinquanta.

E tutto questo sta accadendo in un’epoca, che molti in Occidente definiscono come «post-cristiana», quando si dice che ora l’interesse per la Chiesa è molto basso, i giovani non vanno in chiesa, c’è mancanza di vocazioni sacerdotali, i monasteri sono chiusi. Noi in questo periodo abbiamo aperto i monasteri. Lei, infatti, viaggiando per la Russia, si è reso conto di persona che i monasteri sono pieni di giovani – uomini e donne – che vivono la vita spirituale cercando di liberarsi dalle passioni e raggiungere la perfezione.

Il ritorno alla vita ecclesiale della società è dovuto al fatto che la Chiesa oggi non vive in un ghetto, non è chiusa in se stessa. È aperta alla società, la voce della gerarchia ecclesiastica oggi è nello spazio pubblico. Il fatto che Lei ed io possiamo discutere di questo argomento in uno dei canali televisivi nazionali russi dimostra che la Chiesa ora può testimoniare Cristo in tutta libertà. Naturalmente, questo è un compito molto difficile, ci vorrà molto tempo, perché non vogliamo imporre nulla a nessuno, ma solo testimoniare di come la Chiesa vive secondo i principi di Cristo e degli apostoli, e proporli alla gente per la loro vita. E coloro che rispondono al nostro messaggio, diventano membri della Chiesa Ortodossa.

 

J. Burgess: Il 70-80 % dei russi si dichiarano ortodossi. Ma, per quanto ne so, solo il 10%, o anche meno, è effettivamente coinvolto nella vita parrocchiale, partecipa regolarmente alla Liturgia. Lei è d’accordo con queste statistiche? Come spiega questa discrepanza tra l’autoidentificazione e la reale partecipazione alla vita della Chiesa?

 

Metropolita Hilarion: Il punto è che la Chiesa Ortodossa propone alla gente un altissimo percorso spirituale e morale. Non dobbiamo dimenticare il racconto evangelico di Cristo con il giovane ricco. Quando questi chiese cosa doveva fare per avere la salvezza il Signore disse: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi» (cfr. Mt 19, 16-21). Noi diciamo ai nostri parrocchiani che essere cristiani non significa semplicemente considerarsi ortodossi, o condividere gli insegnamenti della Chiesa Ortodossa; non si tratta di una convinzione intellettuale della verità del cristianesimo, o della verità dell’Ortodossia, ma di uno stile di vita. E cambiare il proprio stile di vita per una persona che è abituata a qualcosa di completamente diverso, è molto difficile. Ci sono persone che vengono a confessarsi e si pentono sempre degli stessi peccati. E noi sacerdoti sappiamo che la persona cerca di sbarazzarsi del peccato, ma non ci riesce perché il peccato è radicato nella sua natura, nel suo modo di essere. L’uomo si sforza, ma non riesce a sconfiggere questo nemico dentro di sé.

Purtroppo, oggi per molte persone nel nostro Paese la Chiesa Ortodossa rimane «un’organizzazione religiosa», con la quale sono disposte ad identificarsi, ma non sono ancora pronte ad integrarsi pienamente in essa. Il nostro compito primario è riportare alla vita ecclesiale quelle persone che si dichiarano membri della Chiesa Ortodossa, ma non partecipano ai sacramenti della Chiesa, non comprendono molti aspetti della dottrina della Chiesa, e soprattutto non vivono secondo i comandamenti di Cristo.

 

J. Burgess: Ho detto poc’anzi che nel 2012 ho insegnato qui a Mosca presso l’università San Tikhon. Come sapete, l’università presta grande attenzione allo studio dei nuovi martiri. Si dice spesso che la rinascita della Chiesa Ortodossa Russa è associata al sacrificio dei nuovi martiri. In che modo, secondo Lei, i nuovi martiri possono influenzare lo sviluppo della Chiesa Ortodossa Russa oggi?

 

Metropolita Hilarion: Nella storia della nostra Chiesa c’è stato un periodo molto lungo e assai tragico, che è durato 70 anni. Durante questo periodo, la religione e la Chiesa sono state crudelmente perseguitate. Il picco di questa persecuzione si è verificato durante i primi anni del potere sovietico – negli anni 20 e 30 del XX secolo. Successivamente, questa persecuzione è diventata meno violenta, anche se è perdurata fino alla caduta del regime sovietico, almeno fino al 1988, e la Chiesa è stata trascinata in un ghetto. Tutta la vita della Chiesa è stata sotto lo stretto controllo dello stato. Non abbiamo avuto la libertà di religione, che era dichiarata dalla Costituzione.

Negli anni 20 e 30, decine, centinaia di migliaia di persone sono state perseguitate, torturate, uccise per la fede. Tra loro c’erano vescovi, sacerdoti, monaci e monache, e un gran numero di laici. Naturalmente, tra queste persone c’era anche chi ha vacillato, chi ha fatto un passo indietro, chi ha rinnegato la fede, ma sono stati pochi. La storia testimonia eroismo e una testimonianza di massa della fede che non ha precedenti nella storia della Chiesa. Neanche le persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo possono essere confrontate con quello che è successo in Unione Sovietica. Quando leggiamo attentamente la biografia dei nuovi martiri, quando studiamo i verbali dei loro interrogatori, proviamo un brivido nell’anima e profonda angoscia.

Allo stesso tempo, ci rendiamo conto che il periodo di persecuzione è stato un momento di grande trionfo della Chiesa, perché centinaia di migliaia di persone hanno trovato il coraggio di affrontare la brutale persecuzione e non hanno rinnegato la fede. Hanno preferito la morte piuttosto che rinunciare a Cristo. Oggi noi li celebriamo come nostri protettori celesti e benefattori. Riteniamo che attraverso le loro preghiere, la loro intercessione, rinasce la vita della Chiesa oggi.

 

J. Burgess: Tra i nuovi martiri quali sono più importanti per Lei personalmente?

 

Metropolita Hilarion: Per me molto importante è la venerazione della famiglia reale, che risale ai tempi dell’Unione Sovietica, e che era tenuta segreta, non solo rispetto alle autorità pubbliche, ma anche rispetto alla gerarchia ecclesiastica. La gente si riunivana in appartamenti e insieme al sacerdote venivano svolti servizi di preghiera utilizzando libri pubblicati all’estero. Io da giovane ho preso parte a questi servizi di preghiera, che hanno lasciato nella mia mente un’impressione molto profonda.

Durante gli anni ’90 è iniziata la discussione sulla canonizzazione della famiglia reale, e c’erano voci a favore e voci contrarie: c’era chi diceva che lo zar aveva fatto molti errori politici e che la sua morte non era un martirio.La Chiesa ha considerato questi argomenti e ha deciso per la canonizzazione.

Quando nel 2000 ha avuto luogo la canonizzazione, ero presente al Concilio dei Vescovi – non come vescovo, ma come dipendente del Dipartimento per le relazioni esterne. E ho letteralmente sentito l’azione dello Spirito Santo, che ha riunito tutti – coloro che erano d’accordo e quelli che non lo erano, coloro che erano favorevoli e quelli che si opponevano. Da quel momento tutti hanno ritenuto che la canonizzazione dovesse aver luogo, che la Chiesa aveva trovato nuovi intercessori nella preghiera.

 

J. Burgess: Eminenza, spesso in America noi percepiamo che l’influenza del cristianesimo nella società americana è diminuita, non è al centro della cultura, ma è marginale. La maggior parte dei teologi in America dice che il cristianesimo è una minoranza in un mondo secolarizzato. Al contrario, mi sembra che in Russia ci sia una tendenza opposta. Penso che questo sia molto importante, è la presenza dello Spirito Santo in Russia, nella rinascita della Chiesa Ortodossa Russa. Oggi in Russia ci sono forze diverse: una a favore della Chiesa, l’altra laica, contro di essa. L’anno scorso, quando ero a Mosca, ho assistito alle proteste, agli attacchi alla Chiesa e al Patriarca. Qual è oggi l’atteggiamento della società russa verso la Chiesa?

 

Metropolita Hilarion: Nonostante gli attacchi dei mezzi di informazione, nonostante le critiche, che in gran parte erano ingiuste e di parte, l’influenza della Chiesa è in crescita. Recentemente ho condotto un sondaggio che ha mostrato che il Patriarca gode della fiducia del 78% della popolazione. Non so quale uomo politico da noi o in America potrebbe vantare un tale punteggio. Ma, naturalmente, non siamo interessati al voto. È importante che la testimonianza della Chiesa raggiunga sempre quelle persone che sono disposte ad accoglierla. E possiamo vedere quello che sta accadendo ora.

Molto spesso la testimonianza cristiana è inascoltata, non solo a causa di alcune circostanze della vita, ma anche perché alcune Chiese e comunità cristiane, purtroppo, deliberatamente riducono il livello spirituale e morale che ci è stato consegnato da Cristo e dagli apostoli. Cercano di adattare il loro insegnamento alle tendenze secolari. E per queste Chiese e comunità è un suicidio. Noi siamo per le posizioni morali tradizionali. Forse a causa di questo, qualcuno ha difficoltà a diventare membro a pieno titolo della Chiesa. Ma, ciò nonostante, non è possibile abbassare questa soglia, perché la nostra missione principale è quella di rendere testimonianza a Cristo e ai Suoi insegnamenti.