Il Patriarca a Cernobyl
Il pomeriggio del 26 aprile, in occasione del 25º anniversario dell’incidente nucleare a Cernobyl, Sua Santità il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill e Sua Beatitudine il Metropolita di Kiev e tutta l’Ucraina Vladimir hanno visitato la chiesa di Sant’Elia a Cernobyl, unica chiesa aperta al culto nel territorio evacuato della centrale atomica.
All’ingresso della chiesa, i due gerarchi sono stati accolti dal presidente della Federazione Russa D. Medvedev e dal presidente della Repubblica Ucraina V. Janukovitch.
Il Capo della Chiesa Russa ha celebrato un rito di azione di grazia per la Pasqua, per poi rivolgere la propria parola ai fedeli, raccolti nella chiesa “che porta in sé l’impronta della catastrofe nucleare, in occasione della quale la potenza dello spirito, il coraggio e la forza della fede si sono manifestati in maniera straordinaria”.
“Dalla forza della fede è stata conservata questa chiesa, che è ora simbolo della vittoria sulla tremenda catastrofe”, ha precisato.
Il Patriarca ha fatto dono di un’icona del Sacro Volto al parroco, arciprete Nikolaj Jakushin, augurando che ogni fedele possa pregare davanti al volto del Salvatore con la sicurezza che “in risposta alle suppliche del cuore, il Signore concede sempre quanto si chiede”.
Un particolare saluto è stato rivolto dal capo della Chiesa Russa ai presidenti della Russia e dell’Ucraina “che con grande gioia vedo riuniti in questa santa chiesa” e ai diversi vescovi della Russia, Ucraina e Bielorussia, giunti a Cernobyl per l’occasione.
Il Patriarca ha poi benedetto le campane, donate alla chiesa dai benefattori; il Patriarca Kirill, il Metropolita Vladimir e i due capi di stato hanno insieme suonato la campana più grande.
Rivolgendosi nuovamente ai fedeli dagli scalini del sagrato, il Patriarca si è detto convinto che il ricordo della tragedia di Cernobyl debba spingere i popoli della Russia, Ucraina e Bielorussia all’unità. “Voglia Dio che questo esempio di sorprendente solidarietà dinanzi a un nemico comune non si cancelli mai dalla nostra memoria, e ci ispiri a conservare rapporti fraterni tra di noi. Che le frontiere che esistono tra i nostri paesi non dividano la nostra gente che è unita dalla cultura comune e, per la stragrande maggioranza, dall’appartenenza all’Ortodossia. Che le frontiere statali non separino mai i nostri popoli fratelli russo, ucraino e bielorusso. Siamo sicuri che il Signore anche oggi ci concede le sue grazie, ci aiuta a costruire la nostra vita nella pace e nel benessere. Che il Signore custodisca i nostri paesi con quanti vi abitano e ci preservi da ogni sciagura che porta via la vita delle persone. E noi conserveremo eterna memoria di quanti con la propria vita hanno difeso questa terra dal pericolo mortale”.
Tutti si sono poi recati al complesso memoriale in ricordo delle vittime della catastrofe, sulla piazza antistante la centrale nucleare. Dopo la preghiera per i defunti, i due ecclesiastici e i due capi di stato hanno deposto delle corone di fiori dinanzi al monumento alle vittime dell’incidente nucleare. Tutti hanno poi cantato il tropario pasquale “Cristo è risorto dai morti, con la sua morte ha calpestato la morte, e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita”.
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