Su ogni 100 vittime dell’intolleranza religiosa nel mondo, 75 sono cristiani. Il 20 gennaio 2011, dopo l’atto terroristico a Alessandria d’Egitto, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che riconosce la violazione dei diritti dei cristiani. Delle persecuzioni contro i cristiani del XXI secolo parla il metropolita Hilarion in questa intervista al giornale russo Izvestija (N. 50 del 24 marzo 2011).

– Come valuta la risoluzione del Parlamento europeo circa le violazioni dei diritti dei cristiani? In che modo e perché è stata adottata?

– Il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione “Sulla situazione dei cristiani alla luce della difesa della libertà religiosa” e il 22 febbraio il Comitato dei ministri degli esteri dell’Unione Europea ha fatto una dichiarazione nella quale esprime “preoccupazione per il crescente numero di espressioni di intolleranza e discriminazione nei riguardi delle minoranza religiose che si manifestano, tra l’altro, in episodi di violenza e aggressioni contro i cristiani”. In buona parte entrambe queste dichiarazioni sono il risultato dell’impegno attivo delle Chiese cristiane. Occorre menzionare anche il messaggio di Nuovo anno del Papa Benedetto XVI, che ha definito i cristiani “la comunità religiosa che più di tutte è vittima di persecuzioni per la propria fede”. La difesa dei diritti dei cristiani oggi è un compito di assoluta urgenza. L’atto terroristico contro una chiesa copta il 1 gennaio è stato l’episodio che ha spinto il Parlamento europeo a adottare questa risoluzione.

Una settimana più tardi, i ministri degli esteri di una serie di paesi europei hanno proposto al rappresentante supremo dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza di reagire a questi episodi di violenza. Il documento del Parlamento europeo rappresenta questa reazione; si può considerarlo rivoluzionario, poiché per la prima volta i parlamentari europei si sono pronunciati apertamente su questo problema che finora preferivano ignorare.

Secondo i dati dell’organizzazione indipendente Aiuto alla Chiesa che soffre, negli ultimi anni su 100 vittime morte in seguito a manifestazioni di intolleranza religiosa, 75 sono cristiani.

L’immagine del nemico

– A cosa sono dovute le violazioni dei diritti dei cristiani nei paesi menzionati nella risoluzione?

– Ogni paese ha le sue caratteristiche in ciò che riguarda i rapporti interreligiosi. I cristiani vivevano già nella maggior parte di questi paesi per molti secoli, anche quando i regimi politici locali si dichiaravano molto più radicali che ora. Ma proprio ai nostri giorni, quando tutti i paesi si sono assunti l’obbligo di difendere i diritti dell’uomo, l’esodo dei cristiani da molti paesi non fa che crescere. Questo, a mio parere, testimonia del fallimento della politica mondiale nella sfera della libertà religiosa e della mancanza di interesse per l’istruzione religiosa. Ne consegue, che molte persone formano la propria identità religiosa semplicemente contrapponendo le proprie opinioni a quelle altrui. E l’ignoranza religiosa è quell’humus in cui si sviluppa l’odio verso i fedeli di altre religioni, fino agli appelli all’annientamento fisico. Se nell’immediato avvenire non si farà qualcosa per favorire l’istruzione religiosa, l’ignoranza farà ulteriormente crescere le tensioni etniche. I cristiani poi diventano vittime dei calcoli politici dell’Occidente. In Irak la situazione è molto grave. Secondo alcuni dati, dal 2003 almeno la metà dei 1,4 milioni della popolazione cristiana ha già lasciato il paese. Non voglio parlare della situazione politica in Irak prima dell’intervento della NATO, ma non posso che notare che non si era mai arrivati all’annientamento fisico dei cristiani. L’intervento armato straniero ha fatto dei cristiani locali dei prigionieri delle azioni sconsiderate dei paesi membri della NATO.

Pesante è anche la situazione in India. Dal 2001 ogni anno vengono compiute in media 130 aggressioni ai cristiani, nel 2010 sono state 149. In Pakistan i cristiani sono spesso vittime della cosiddetta legge contro le bestemmie, che prevede la pena di morte. Il 2 marzo a Islamabad è stato ucciso il ministro per gli affari delle minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti, che aveva fatto molto per superare la tensione religiosa nel paese e non aveva paura di condannare pubblicamente l’operato degli estremisti religiosi.

– E’ possibile fermare quest’ondata di violenza?

Lungo la storia molti paesi, e tra questi la Russia, tradizionalmente difendevano le comunità cristiane che si trovavano nella situazione di minoranze oppresse. Ai nostri giorni quest’ufficio di garanti esterni dei diritti delle minoranze non è possibile poiché viene considerato un’ingerenza negli affari interni di un altro stato. Ciò però non significa che dobbiamo rinunciare a sostenere le comunità cristiane in altri modi. Si può per esempio porre la questione nell’arena delle organizzazioni internazionali, sviluppare programmi di cooperazione che possano rafforzare la pace tra le religioni in alcune regioni del mondo. La risoluzione del parlamento europeo propone un piano d’azione concreto, che può essere riassunto con questo principio basilare: ogni sostegno economico e finanziario ai paesi in questione verrà concesso in cambio di garanzie di rispetto dei diritti dell’uomo. Questo principio deve diventare uno dei fattori della politica estera dell’Occidente. I diritti dei cristiani possono essere garantiti solo sostenendo il dialogo delle comunità religiose tradizionali, sia a livello interno, che a livello internazionale. Proprio per questo la Chiesa Russa partecipa al Consiglio interreligioso della Russia e della CSI, e sostiene la costituzione di un meccanismo di dialogo della comunità religiose con l’UNESCO.

Dialogo interconfessionale

– Le violazioni dei diritti dei cristiani avvengono solo fuori dall’Europa?

– E’ chiaro che l’Europa non ammette la violenza diretta nei confronti di rappresentanti di qualsiasi religione. Ma la tendenza verso la totale secolarizzazione genera realtà politiche e legislative inaccettabili per i cristiani. Si cerca di bandire la religione dalla sfera pubblica. Qui basta ricordare la sentenza della corte europea per i diritti dell’uomo nella causa “Lautsi vs. Italy” che intendeva vietare la presenza di ogni simbolo cristiano nelle scuole. Così pure non ispirano ottimismo i progetti di educazione sessuale per i bambini che intendono adottare diversi stati dell’Unione europea. Diversi cristiani europei vedono nelle varie marce degli omosessuali in città europee tradizionalmente cristiane un’offesa ai propri diritti. Diverse personalità cristiane sono state vittime di attacchi per aver espresso la propria opinione personale contro l’omosessualità. Per queste ragioni non si può dire che i diritti dei cristiani in Europa siano pienamente rispettati. Si tratta di un problema generale. Per questo la Chiesa Ortodossa Russa incita tutti a affrontare questo tema in un dialogo aperto e profondo.

Non rubare

Che prospettive reali ci sono che ortodossi, cattolici e protestanti uniscano i loro sforzi in difesa delle minoranze cristiane?

Purtroppo oggi alcuni stati dell’Europa occidentale cercano di limitare le manifestazioni della religiosità cristiana alla sola sfera privata, col pretesto di voler rispettare i diritti dei fedeli di altre religioni o degli atei. Perciò occorre che i cristiani delle varie confessioni siano solidali nella difesa dell’identità cristiana dell’Europa e della tradizione culturale cristiana.

Nel caso del processo “Lautsi vs. Italy” questa solidarietà ha già dato i suoi frutti. Il Patriarcato di Mosca ha appoggiato le proteste della Chiesa Cattolica e ciò ha spinto la Federazione Russa a pronunciarsi in favore dell’appello che il governo italiano ha presentato alla Grande camera della corte europea. Anche altri paesi hanno appoggiato l’appello dell’Italia.

Recentemente, il 18 marzo, questa stessa posizione è stata sostenuta dal tribunale europeo per i diritti dell’uomo a Strasburgo, il quale ha stabilito che i crocefissi possono trovarsi nelle aule delle scuole europee.

– Che ruolo gioca il proselitismo?

– Il proselitismo, ovvero il tentativo di una Chiesa di rubare i fedeli si un’altra, già da tempo ha dimostrato di nuocere al dialogo tra cristiani. Nella situazione odierna, in cui ci confrontiamo con certe manifestazioni dell’estremismo islamico, la solidarietà di tutti i cristiani, a qualunque Chiesa o comunità ecclesiale appartengano, è una necessità vitale. I cristiani del Medio Oriente lo hanno capito già da tempo e cercano di sostenersi gli uni gli altri. Il Medio Oriente è la culla del cristianesimo ed è importantissimo salvaguardare la presenza cristiana in questa regione del mondo. Ma ciò si può fare solo con l’appoggio della comunità internazionale.